Il « mito » massonico. 139 manifestazioni felicemente concluse, si affrettavano a rallegrarsi con i «nazionalisti» ribelli...., che in caso diverso avrebbero sconfessato per superiore opportunità. Come sempre, anche a Trieste, la massoneria si diede delle arie e delle apparenze superiori al suo contenuto reale. Anche senza la massoneria, il movimento nazionale ed irredentista a Trieste si sarebbe sviluppato e accentuato: era una condizione necessaria, una conseguenza inevitabile della minaccia allogena che stringeva la città e della ostilità di governanti miopi. A Trieste era l'anima della stirpe, insopprimibile, che dettava, che imponeva la linea di condotta. La diversità di concepire gli avvenimenti, fra le diverse categorie dei dirigenti, dell’irredentismo, non-massonico e massonico, al fine di trarne partito per la causa dell’unità risulta chiara dal seguente episodio di una medesima vigilia. Scoppiata la guerra, gli irredentisti-nazionalisti non pensano ad altro che alla azione maestra del Governo e desiderano evitata accuratamente qualsiasi compromissione, diretta o indiretta, con l’Intesa, alla quale vogliono anzi far sentire che solo gli interessi della Nazione essi servono e servirebbero e che, se fosse necessario, dal punto di vista di un superiore interesse nazionale, essi non esiterebbero neppure ad accettare le conseguenze di legami politici con gli Imperi Centrali. - Gli irredentisti repubblicani, sotto la spinta dell’on. Chiesa, si arruolano volontari in una legione formata dal Governo francese, ma che avrebbe dovuto combattere contro l’Austria; si rifiutano però di andar a battersi sul fronte alleato contro la Germania. - Giuriati, per la « Trento-Trieste », di fronte ad un accenno dell’Ambasciata di Francia alla possibilità di una sollevazione delle popolazioni adriatiche in occasione di un concentramento di unità alleate dinanzi a Trieste, si ritrae inorridito e si trova concorde con i suoi amici « che sarebbe stato un delitto contro la Patria diventare i mediatori fra Trieste e i Franco-Inglesi perchè, qualunque fosse stato il proposito dei futuri alleati, era sempre una ipoteca straniera che si stabiliva sulla città travagliata. Il nostro spirito si ribellava alla prospettiva che Trieste non fosse liberata da armi