472 Pakte II - Carte di ieri. bastevole ai bisogni del traffico), trasportandovi anche l'intera flotta mercantile austriaca ora concentrata a Trieste. È indispensabile, dunque, che Vannessione dell’Istria proceda in tutti i casi sino a Fiume. Da parte militare si fanno valere ragioni formidabili in favore della Dalmazia superiore da oltre (a nord di) Zara fino al Narenta e più giù, o per lo meno sino al Cetina. Commercialmente il tratto compreso fra questi due fiumi non è indispensabile per il dominio assoluto sull’Adriatico, sebbene vantaggiosissimo economicamente quale centro assorbitore dei prodotti industriali della Lombardia (attraverso Venezia) e dei prodotti agricoli dell’Italia centrale e meridionale (attraverso Bari) ed inoltre quale zona di penetrazione commerciale italiana nei Balcani. Sebenico e Spalato diventerebbero utili ed efficaci centri irradiatori di commerci italiani e quindi d’influenza italiana in Bosnia, Croazia e nell’attuale Serbia settentrionale, completando ed integrando così gli sforzi che da Bari, attraverso Antivari ed i porti albanesi, le produzioni ed i commerci d’Italia fanno per affermare onorevolmente la nostra influenza economica sulla penisola balcanica. Anche a Trieste tornerebbe di beneficio l’annessione della Dalmazia superiore all’Italia, perchè in tal caso non vedrebbe sorgere, ostacolo notevole alle sue antiche correnti di traffico con la Dalmazia, la barriera doganale che potrebbe dividere una Dalmazia serba da Trieste italiana. Per il dominio commerciale italiano sull’Adriatico sarebbe di grandissima importanza (per lo meno da un punto di vista precauzionalmente difensivo) il possesso della costa che da Fiume va a Zara, qualora la Croazia continuasse a far parte dell’Austria-Ungheria. Magari con una larghezza di pochi chilometri, sino ai ciglioni dei monti Capella ed alle alture del Velebit, ma una lista di terra dovrebbe possibilmente unire l’Istria, Fiume e la Dalmazia superiore, garantendoci contro il possibile, se non probabile, sorgere di porti esteri concorrenti con quelli italiani e contrastanti quindi a Trieste, Venezia e Fiume l’egemonia piena e monopolizzatrice dei traffici che dal Levante, dall’O-riente e dalle coste settentrionali d’Africa si dirigono verso l’Europa centrale e viceversa. Solamente mercè il possesso costiero ininterrotto, dagli attuali confini marittimi orientali del Regno sino alla Dalmazia settentrionale, si sarà sicuri di poter accrescere indefinitamente, sino ai più alti livelli, la potenzialità economico-marittima di Venezia, Trieste e Fiume. Se la costa dall’Istria orientale a Zara restasse nelle mani di una Croazia austriaca, ossia dell’Austria-Ungheria, Trieste e Fiume ne potrebbero aver pregiudizio sensibile, contro cui sarebbe d’uopo intervenire con un’efficace serie di costosi provvedimenti di politica economico-ferroviaria. Certamente la felicissima posizione geografica di Trieste e Fiume, la costanza persistente delle grandi vie del