Come si diventava irredentisti 71 domani avendo, come la Germania, « cresciute anche essa le unghie del leone ». «In questa guerra egli cercava per l'Italia e per sè la medesima liberazione: la liberazione dall'irredentismo. Tale era in realtà il suo irredentismo: la necessità per l'Italia e per lui di liberarsi dall'irredentismo. Da quell'irredentismo che, se per la debole ed inconsapevole Italia dei passati anni aveva avuto pur sempre un valore preservatore e suscitatore di mito nazionale, diveniva ormai per la nuova Italia consapevole e forte una troppo pesante remora al volo. Liberarsi dall’irredentismo, per muovere con più robusta, più franca, più avida liberti» alla conquista dell’avvenire. A questa guerra egli ha dato il suo ingegno, il suo cuore, la sua vita, il fiore ardente della sua magnanima giovi-nezza. Noi raccogliamo la sua penna e il suo fucile, e la sua anima, per la nostra religiosa e guerriera purificazione e per la più grande libertà imperialista dell'Italia». Di Scipio Slataper hanno scritto, con misura e comprensione, Astori e Coceani, nel loro volume dedicato a I volontari di Trieste (Bologna. 1919, pag. 113 e seg.): Slataper, che era stato irredentista a Trieste, andato nel Regno cessò di esserlo. Fu contro Fauro, e contro l’irredentismo. Ruggero Fauro era, dei triestini giovani, il più forte temperamento politico; Slataper l’anima più profondamente estetica, f.a politica egli riteneva mediocre attività dello spirito, arso com’era dalla passione di una più vasta libertà. Nel qual fuoco egli compose II mio Carso: magnifica evocazione fantastica della sua infanzia e della sua adolescenza. In quelle pagine aspre e fresche si rivela tutto il suo istinto di artista italiano, che lo fa pietoso verso gli sloveni, feroce verso i latini. Il mio Carso fu giudicato alla stregua AeWIrredentismo adriatico del Vivante. Così Scipio Slataper divenne l’iconoclasta triestino, straniero nella sua città. E per guadagnarsi il pane fu costretto ad andare fuori d’Italia. Fu in Germania professore alla cattedra d’Amburgo. Quando ritornò, a conflagrazione scoppiata, in Italia, l’ammirazione sua per la letteratura tedesca non gli impedì di fare un’attiva propaganda