L'insoffocabilità dell’irredentismo. 85 civile tedesca, per la consapevole resistenza dei giudici italiani, per la ribellione dei giurati. Le violenze antitaliane della bassa polizia giovavano alla causa dell’irredentismo. L’irredentismo avrebbe potuto essere gravemente insidiato o da una politica sinceramente italofila da parte del Governo autriaco oppure da un’azione intelligentemente anti-irredentistica, la quale, colpendo inesorabilmente le personalità dirigenti del movimento, e colpendole fieramente così nella libertà personale come nei beni, avesse contemporaneamente abolito le assise ed avesse istituito un tribunale speciale per i reati di alto tradimento ed affini. Ad un programma energicamente repressivo — (malgrado le opposte credenze originate da un lontano passato e alimentate dalla abilità propagandistica dell’irredentismo) — si opponevano le condizioni generali democratico-parlamentari dell’ordinamento costituzionale austriaco (') e lo spirito di coscienziosa aderenza legalitaria a esso della burocrazia austriaca, notevole per senso di equità specie fra gli elementi tedeschi. Alla burocrazia tedesca va riconosciuto il merito di aver servito lo Stato con senso di responsabilità per il proprio dovere non meno di fronte ai cittadini che verso lo Stato, con personale dignità e ineccepibile rettitudine. Di essa anche gli irredentisti ricordano (1) L’Austria era normalmente uno Stato rispettoso delle proprie leggi, molto più di quanto non lo fossero stati i Governi di Bismarck in Germania o di Giolitti in Italia. Perfino in tempo di guerra, ad un deputato irredentista che si era recato nel Regno in missione evidentemente e notoriamente irredentista, non aveva il coraggio di effettuare una regolare perquisizione domiciliare, ma s’accontentava solo di ricerche velate, felpate. L’attualmente senatore Giorgio Pitacco, allora deputato di Trieste al Parlamento di Vienna Icfr. Giorgio Pitacco, La passione adriatica, Bologna 1928, pag. 15) ebbe nell’agosto 1914 colloqui a Roma con Salandra, Martini, col capo dell’Ufficio informazioni dello Stato Maggiore Pozzi, olirete con gli esponenti principali del movimento irredentista. Poi tornò a Trieste. Scrive il Pitacco, testualmente: « Il mio viaggio destò naturalmente l’allarme della polizia austriaca, che prese le sue precauzioni con uno stratagemma curioso. Pochi giorni dopo il mio ritorno a Trieste fu perpetrato da ignoti un furto con ¡scasso nella villa da me abitata. Non mi venne tolto alcun oggetto di valore; furono solo rovistati e messi a soqquadro le carte, i libri, la scrivania, gli armadi e le librerie. Una perquisizione in piena regola, ma larvata, che avendola io saputa prevenire, rimase del tutto infruttuosa ».