La bellezza spirituale ed eroica dell7irredentismo d'azione. 127 Come l’ha scritto uno spirito tormentato, che comprendeva a fondo i tormenti dello spirito, Scipio Slataper (cfr. Un po' di storia nella Voce dell’8 dicembre 1910, riprodotto in Scritti politici, Roma 1925, pag. 54): «Oberdank, vivendo fra gli irredentisti del Regno si era accorto che, in fondo, essi non erano troppo convinti che Trieste volesse veramente la redenzione. Trieste è italiana; è necessaria all’Italia, ma le manca una cosa perchè l’Italia non la dimentichi : il martirio. L’idea fissa di Oberdank, di fronte alla politica dellTtalia e al dubbio degli irredentisti torna in lui, scorata, e si rianima del suo calore. Tutti i testimoni dicono che la sua frase era : «La causa triestina ha bisogno del sangue di un martire triestino». Vede che se gli altri non fanno, uno può fare; che uno deve fare perchè gli altri facciano, (pag. 55) Oberdank viaggia in cerca di consenso: va da Imbriani, a Napoli; da Fratti, in Romagna. Ma tutti consigliano di aspettare. E allora Oberdank dice: «Non fosse altro getterò il mio cadavere fra VImperatore e l'Italia, e la gioventù italiana avrà almeno un esempio». Così, effettivamente, vuole e riesce nel suo intento di martirio. Secondo narra lo Scocchi, (Guglielmo Oberdan, Trieste 1926, pag. 8), quando Guglielmo Oberdank fu arrestato a Ronchi, al funzionario di polizia che lo interrogava, dichiarò di aver portate le bombe per «rendere omaggio al graziosissimo imperatore ». A nessuna pressione, a nessuna lusinga cede. Con mirabile costanza rifiuta ogni possibilità di salvarsi. Vuole poter dire una sola cosa, per far libera nei decenni la sua piccola patria, Trieste, far sicura la sua Patria grande, l’Italia, vuole poter dire soltanto: Consumatum est. Gli chiedono il nome dei complici e gli promettono di fargli salva la vita. Egli risponde sdegnosamente al giudice inquirente: «Ma non capisce, che io ho confessato tutto ciò che può solo nuocermi» (Cfr. Salata: Oberdank, Milano 1932, pag. 139). I giudici lo comprendono e ancor meglio dei giudici lo comprendono a Vienna al Ministero degli Esteri, dove se ne allarmano.