22 Parte I - Considerazioni di oggi. Luigi Luzzatti, l’insigne Maestro, con cui lo studio dei problemi economici e finanziari mi aveva stretto in intima, cordialissima devozione, ricordando la brusca sincerità con cui gli avevo scritto da Trieste che, per quanto grande fosse la nostra ammirazione e il nostro desiderio di udirlo parlare delle glorie d’Italia nella città irredenta, vi avremmo rinunciato, piuttosto che saperlo recarsi a far visita di dovere, date le sue cariche ufficiali, al Governatore austriaco di Trieste, dopo aver ripetuto a Tamaro e a me, insieme con i suoi voti per la difesa dell’ita-lianità di Trieste, il monito di nulla osare, che potesse turbare il severo raccoglimento della preparazione militare dello Stato, soggiungeva: «Consolatevi, per frenare le vostre impazienze, con la presente bellezza dei vostri ideali. Quando sarà giunta la vittoria, non li potrete rivivere più. Tutte le volte che vedo Clemenceau, egli mi dice: Come era bella la nostra repubblica sotto l’impero! Voi ora non lo capite e mi fate la faccia scura e mi mostrate il viso deH’armi. Verrà un tempo, e lo auguro a voi e a me, in cui lo comprenderete. Allora forse vi ricorderete delle mie parole e vi risovverrete di me. E allora potrete confessare la verità ». In anni recenti, assumendo l’alta sovraintendenza su tutte le istituzioni per la storia del Risorgimento nazionale, il conte Cesare M. de Vecchi di Valcismon, con una felice intuizione materiata di dottrina, e che la documentazione viene confermando, volle ammonire ad orientare le indagini storiche e storiografiche verso la più oggettiva aderenza alla realtà degli svol* documenti che gli archivi tenevano celati, indussero, per lungo volger di tempo, gli scrittori delle patrie storie ad approvare o a criticare, ad esaltare o a condannare uomini e cose che non meritavano « ni cet excès d’honneur ni cette indi-gnité! ». Noi tuttavia crediamo, che la necessaria revisione della storia d’Italia dell’ottocento, quale fu scritta fino a qualche anno fa, debba essere fatta con estrema cautela, giacché, se è vero che i documenti d’archivio che oggi siamo in grado di conoscere, e che, invece, ancora in un recente passato, era impossibile compulsare, possono recare, e quasi sempre recano, nuova luce sulle vicende della rinascita nazionale, è pur d’uopo ricordare che non in ogni caso i documenti ufficiali scritti sanno dir tutto, e che la tradizione, almeno fino a quando non sia recisamente smentita da una testimonianza inoppugnabile, ha anch’essa un suo valore probatorio, che non deve essere trascurato ».