212 Parte I - Considerazioni di oggi. la confusione degli inevitabili dissidi, per la qualità inferiore come civiltà ed educazione dell’elemento slavo (oggetto di colonizzazione, non soggetto colonizzatore), per la sicura rivolta delle frazioni non-slave (tedesche, italiane, magiare) di alta coltura che non avrebbero mai più sopportato di essere comandate da una razza a loro inferiore quale è la jugoslava. L’associare le schiatte jugoslave al comando monarchico avrebbe dato origine a perturbazioni e a convulsioni gravissime e bene avrebbe fatto la Chiesa a dissuaderne l’imperatore. Ma l’imperatore vi era ostile per quella coscienza della missione della sua dinastia che lo Sforza gli nega. La Chiesa, contrariamente alla affermazione dello stesso Sforza, si guardava bene da ingerenze politiche che non erano e non sono nella sua sfera di azione e che, per comune concorde affermazione degli storici, dei cronisti e dei memorialisti che conobbero e ne valutarono l’opera, sarebbero state respinte da Francesco Giuseppe. Degli austriaci, cattolici, sacerdoti anche di grado elevato nella gerarchia ecclesiastica si occuparono, con moderazione e misura, di politica, come lo facevano gli appartenenti ad altre categorie sociali e professionali : avvocati, medici, professori, ecc., ma la Chiesa, come istituzione, ma il Vaticano, come mente ed anima del cattolicesimo, non si ingerivano nella politica interna dello Stato austriaco e lo Stato austriaco non lo avrebbe tollerato, come non l’avrebbe tollerato Francesco Giuseppe. Persino il partito cristiano sociale, partito confessionalissimo, ci teneva, in Austria ad essere eminentemente laico, senza infiltrazione di elementi ecclesiastici. Le testimonianze al riguardo non fanno difetto. Per tutte citeremo solo i giudizi conclusivi di Rudolf Sieghart, l’uomo che per decenni fu l’eminenza grigia ed il dominatore effettivo della politica interna austriaca. Israelita e liberale di sinistra, la sua testimonianza non può essere sospettata di debolezza verso la Chiesa ed il Cattolicesimo. E non lo è. Nella sua opera dal titolo Die letzten Jahrzehnte einer Grossmacht (Berlin, 1932) il Sieghart scrive (pag. 271): « In uno Stato prevalentemente cattolico, sotto il governo di una dinastia così devota alla Chiesa cattolica, l’influenza del clero