Un imperatore, un arciduca e un maresciallo. 225 terno era incerto, timido, fieramente obiettivo. Le sue doti naturali non erano sempre pari al suo senso del dovere. L’imperatore non era uomo di parte, neanche in senso sociale. Si sentiva un gentiluomo, ma non un aristocratico nel senso ristretto della parola ed i suoi consiglieri furono sempre, indifferentemente, borghesi o aristocratici... (pag. 216) Politicamente, non si sentiva offeso per le opposizioni, come non si sentiva attratto dal consenso alle direttive del Governo. Questa oggettività rinchiudeva il pericolo di essere mal compreso, come se avesse fatto giuocare fra di loro partiti e nazioni, fino al reciproco esaurimento. Il divide et impera era da tempo considerato il motto della dinastia e venne addebitato pure all’imperatore. Nessun sovrano poteva sottrarsi a un tale sospetto, data la quantità dei partiti rivali e contendenti e delle nazioni in conflitto, dato il continuo fluttuare delle loro forze, mentre nessuna era in grado di vincer da sola e completamente, dati i contraccolpi e le reazioni cui erano esposti partiti e nazionalità. Da quando, passati gli anni giovanili, Francesco Giuseppe non seguiva più le indicazioni di autorevoli consiglieri, egli indubbiamente cercava onestamente la pacificazione dei suoi popoli. Nel 1890, con Taaffe e, un decennio più tardi, con Koerber volle seriamente il raggiungimento di un compromesso fra tedeschi e czechi, come pure fece del suo meglio per una ragionevole comunione fra Austria e Ungheria... (pag. 217) La vita di corte era fredda, ma migliore della atmosfera volgarmente romantica di cui si circondava Guglielmo II e che doveva riuscire così fatale alla Germania! Francesco Giuseppe non conosceva favoriti nè favoritismi. Il servizio pubblico era per lui solo una questione di lavoro, di senso del dovere. Chi è tanto dominato* dal senso del dovere non vede nel lavoro degli altri per lo Stato se non l’adempimento di un dovere, il quale merita riconoscimento, ma per il quale il ringraziamento è in sè stessi... (pag. 221) L’imperatore ricevette una volta, con la sua solita amabilità, i partecipanti ad un congresso filologico internazionale. Uno svizzero osservò : « Quando un paese ha un sovrano come Francesco Giuseppe, ci si può anche convertire al principio monarchico ». Giuseppe Unger riferì questa osservazione a 15