Due sono i veri responsabili del presente volume, non l’autore. L’autore vi ha pigliato diletto, finché non l’ha colto lo sgomento per le troppe carte adunate e per la troppa carta che si sarebbe dovuta stampare. Gli artefici veri, gli istigatori reali ne sono C. E. Ferri e Marcello Marass. Il prof. Carlo Emilio Ferri, ordinario di scienza economica alla Università di Pavia, da anni andava insistendo affinchè raccontassi ai soci dell’istituto Fascista di Coltura e del Circolo Filologico di Milano, che egli presiede con intenso fervore di attività, come fosse e che cosa fosse l’irredentismo adriatico. Dalla nonna, Neera, che io avevo conosciuto a Trieste in missione irredentista — Neera, Anna Zuccari Radius, oltre che una forte scrittrice, era anche una fortissima tempra di irredentista militante — C. E. Ferri, dalla sicura coscienza nazionalista, aveva ereditato il culto per la epopea adriatica. Dopo svariate conversazioni, nelle quali io gli avevo narrato di uomini e cose dell’irredentismo giuliano e dalmatico, con spassionatezza distante, più che con la passione dello spettatore contemporaneo, egli soleva ripetermi : bisogna illustrare l’irredentismo vero al popolo italiano, il quale non conosce che l’irredentismo roman- • tico o romanzato, perchè l’irredentismo vero è assai più bello e confortante di quello romantico. Egli, più volte, mi usò amichevole violenza perchè parlassi del « mito » irredentista nelle sue fiorenti istituzioni, ma io a lungo esitai prima di andare