L’imperativo irredentista degli Asburgo. 315 presso Pirano, gridando ingiurie ignobili; il maestro che cenava a casa sua, nell’edificio scolastico, dopo aver lungamente taciuto si affacciò invitandoli a lasciarlo in pace con queste parole precise : « Andè via, lassène, qua semo a casa nostra! » — e fu arrestato e processato per provocazione di tumulti. La polizia è slovena prima di essere polizia. Non c’è ricorso possibile contro le violenze e le vessazioni della polizia. Un italiano, che ebbe l’ingenuità di andare a reclamare per essere stato ferito da una guardia durante una dimostrazione, fu arrestato come dimostrante. Poiché l’eliminazione dell’elemento italiano è divenuta formula di governo, alla mentalità dei funzionari sloveni l’italianità non è più che un abuso da sopprimersi a beneficio degli slavi autorizzati. Fissandosi in mente questo concetto ufficiale di contrabbando, d’infrazione alle volontà superiori, di contravvenzione alle tendenze statali, col quale viene considerata l’italianità da parte delle autorità e della burocrazia slava, si afferra la logica dei fatti. Tutto si spiega. Ai funzionari italiani è stata chiusa ogni carriera; essi sono saltati nelle promozioni, liquidati, dispersi. Per slavizzare, si è cominciato dagli uffici. Persino i portalettere sono slavi, slavo è il direttore della posta, e i concorsi per. tanti impieghi non sono nemmeno più annunziati nelle stesse province italiane alle quali gl’impieghi sono destinati. Non si salva nemmeno la forma. Il concorso per i posti di ingegneri della luogotenenza è stato un mistero per gl’italiani, e i posti sono stati dati a sei boemi. Gli sloveni della regione con la migliore volontà non potevano fornire tutti i funzionari necessari, e il Governo ne ha presi da Praga, da Lubiana; ogni paese è buono purché slavo. È regola costante nell’amministrazione austriaca che gl’impiegati conoscano perfettamente la lingua della regione alla quale sono destinati, ma trattandosi di slavizzare si deroga da questa consuetudine per gli impiegati destinati alle terre italiane. Di modo che in certi uffici, come al Catasto, si slavizzano per deficienza ortografica anche i nomi delle località e delle persone. La sostituzione degli slavi agl'italiani in tutti i dicasteri dello Stato, e fuori fin dove può giungere la volontà governativa, ha non soltanto lo scopo d’influire e di pesare direttamente sulla vita italiana con tutti gli organi e l’azione del potere, ma anche di formare nuclei di popolazione slava che s’incastrino nella massa italiana delle città, che s’insedino materialmente compatti in certi quartieri, per costituire dei centri d’interessi e di attrazione agli slavi di fuori, i quali sono protetti in ogni loro inizio. Non è un’immigrazion^, è una importazione. In un sol colpo, due anni fa, settecento famiglie di ferrovieri sloveni furono concentrate nel quartiere di S. Giacomo a Trieste — tre o quattro mila persone — e quattrocento famiglie di ferrovieri sloveni vennero stabilite a Gorizia. Si cerca di evitare la dispersione degl’in-