Alessandro Luzio, con lunghenne opera di studioso, dopo ricerche approfondite, ha potuto definitivamente collocare nella giusta luce e metter nelle esatte proporzioni il contributo della massoneria al movimento unitario della Nazione. L’alone del mistero e del segreto, qualche gran nome lanciato nel pubblico come forza motrice così del Risorgimento come delle società segrete, che nella massoneria si conclamavano imperniate, il bisogno umano di semplificare e di personalizzare gli svolgimenti storici, avevano, come in un vasto nembo, fuso insieme i gran maestri dell’ordine massonico e gli artefici e i condottieri del riscatto nazionale. Le indagini del Luzio, condotte sugli archivi massonici e sulle carte dei Governi, avevano scardinato il mito: la massoneria ne era uscita come una forza modesta, blandamente attiva nel campo del Risorgimento, divisa in sette accanitamente antagonistiche, dilaniata da beghe personali. I grandi nomi dell’epopea unitaria, se e quando ed in quanto avessero avuto qualche riferimento o addentellato con la massoneria, lo avevano avuto, sopra tutto, per servirsi, malgrado i difetti, di una o più organizzazioni esistenti o per accettarne un omaggio inevitabile, come lo si accoglie, come lo si deve accogliere da qualsiasi organizzazione, quando si è uomini politici o condottieri di masse e di popoli. Poi, dalla benevola accettazione dell’omaggio, la grande figura, poco alla volta, diventava, attraverso un processo di assimilazione storica tanto più ardito, quanto più ci si allontanava nel tempo, carne e sangue dell’ordine massonico, la sua espressione più fedele e sicura, quasi quasi il suo strumento. Alcune loggie avevano simpatizzato, alcuni massoni avevano assecondato, onestamente e lealmente, gli sforzi unitari