Come si diventava irredentisti 57 Regno, dove Virredentismo costituzionale aveva avuto uomini di elevatissima e consapevole responsabilità nazionale, come Ruggero Bonghi, Piero Foscari e Giovanni Giuriati, l’iniezione costante di elementi irredenti di primo piano, come per esempio Giacomo Venezian, illustrazione del Foro e dell’Università, fra i primi aderenti al nazionalismo, medaglia d’oro, come Ruggero Fauro, costituiva il tonico migliore per una sempre ringiovanentesi vitalità. La miglior testimonianza ci viene dal campo avversario, dai rapporti degli Ambasciatori d’Austria-Ungheria a Roma, l’ultimo dei quali, il barone voti Macchio ha lasciato anche scritto nelle sue memorie, che sono state pubblicate in forma di libro: «(Macchio: ÌVahrheit!, Wien 1931, pag. 89). Se l’irredentismo non fosse stato sempre nuovamente ravvivato, più per opera degli italiani d’Austria che dei regnicoli, se non gli si fosse dato alimento con qualche improntitudine nel trattamento degli elementi italiani, forse sarebbe completamente scomparso nel giro di due generazioni per il più gran bene dei due Paesi». A parte l’illusione della scomparsa dell’irredentismo — una delle molte illusioni dell’in-felicissimo Ambasciatore — certo la testimonianza della impotenza austriaca di fronte alla alimentazione irredenta dell’irredentismo nel Regno è fra le più autorevoli. Giova rilevare che l’irredentismo triestino era un movimento con profondo senso di responsabilità. Quando il Governo italiano si impegnò nella impresa di Tripoli, i triestini ne restarono sgomenti per il diversivo che esso rappresentava. Vi si consolarono sperando che l’impresa di Tripoli, ponendo sul tappeto dell’attualità la questione della successione dell’impero ottomano, ne sarebbe forse potuta derivare anche per la loro causa un beneficio di più sollecita realizzazione, poiché ogni irredentista cosciente comprendeva che la soluzione del problema adriatico non poteva essere ottenuta con una singoiar tenzone fra l’Italia e l’Austria, ma solo come conseguenza di una trasformazione europea. Comunque, durante tutto il tempo della guerra italo-turca non un solo incidente irredentistico ebbe a verificarsi, non una manifestazione ebbe luogo, non un pre-