l 'imperativo irredentista degli Asburgo. 323 esplodere l’Europa, diedero all’Italia la consegna del suo dovere : comprendere che la guerra con l’impero degli Asburgo era inevitabile, fatale; prepararsi in conformità a tale evenienza; cogliere la prima occasione propizia affinchè il cozzo si verificasse nelle condizioni più favorevoli per l’esercito nazionale. Casta militare e arciduca diedero agli italiani dell’Austria la sola ed unica consegna che poteva essere loro utile : restare, a qualunque costo, inflessibilmente, italiani; confidare solo nell’irredentismo, ossia nella riunione politica con tutti gli altri italiani. La follia della casta militare ispirata dall’ arciduca Francesco Ferdinando e capeggiata da Conrad von Hoetzendorf doveva dare, completi, i suoi risultati, a coloro che intendeva di sopprimere. Quos Deus perdere vult, dementai. naie rafforza la coscienza nazionale. E’ un nuovo fervore di vita, tutta italiana; è una nuova operosità, intenta a coltivare con più generale ardore, e con più chiara consapevolezza di mezzi e di fini, la nostra lingua, ch’è simbolo ed arma potentissima di difesa e di offesa contro il despotismo indigeno e straniero; è nuovo alito di vita, che reca in sè propositi di rigenerazione morale e civile, ridestando in noi il desiderio delle libertà politiche, rinnovando le energie sopite della razza; è il vero risorgimento fiumano; è insieme la affermazione più solenne e più persuasiva dei nostri diritti politici e nazionali culminanti nella nostra redenzione. Furono anima e mente di questo periodo Ecisto Rossi e Guido Depoli, che profondendo la loro bella cultura sulle pagine della Liburnia e della Vedetta richiamarono l’attenzione della gioventù fiumana sulla nostra terra e sul suo passato; Silvino Gi-cante che ricostituì sul tenue canevaccio di poche carte la vita tutta italiana dell’antico Comune di Fiume; Icilio Baccich che fu il vero creatore delle biblioteche popolari; Riccardo Gigante che trasfuse nei giovani la sua fede fervidamente italiana; il poeta Vincenzo Host che rievocando le belle regioni d’Italia ricordava la Patria. Nè dobbiamo dimenticare le memorie lasciate da Giovanni Kobler e le pregevoli pubblicazioni storiche di Alfredo Fest che diedero notevole incremento agli «tudi di storia patria ».