La guerra, l’intervento e la pace. 399 TAVA, DELLA DECIMA ARMATA E DELLE DIVISIONI DI CAVALLERIA RICACCIA SEMPRE PIÙ INDIETRO IL NEMICO FUGGENTE NELLA PIANURA. S. A. R. IL DUCA d’AoSTA AVANZA RAPIDAMENTE ALLA TESTA DELLA SUA INVITTA TERZA ARMATA, ANELANTE DI RITORNARE ALLE POSIZIONI DA ESSA GIÀ VITTORIOSAMENTE CONQUISTATE E CHE MAI AVEVA PERDUTE. L’ESERCITO AUSTRO - UNGARICO È ANNIENTATO. ESSO HA SURÌTO PERDITE GRAVISSIME. NELL’ACCANITA RESISTENZA DEI PRIMI GIORNI E NELL’ INSEGUIMENTO HA PERDUTO QUANTITÀ INGENTI DI MATERIALE DI OGNI SORTA E PRESSO CHE PER INTERO I SUOI MAGAZZINI E DEPOSITI. Ha LASCIATO FINORA NELLE NOSTRE MANI CIRCA TRECENTOMILA PRIGIONIERI CON INTERI STATI MAGGIORI E NON MENO DI CINQUEMILA CANNONI. I RESTI DI QUELLO CHE FU UNO DEI PIÙ POTENTI ESERCITI DEL MONDO RISALGONO IN DISORDINE E SENZA SPERANZA LE VALLI CHE AVEVANO DISCESO CON ORGOGLIOSA SICUREZZA. Così il comunicato italiano della vittoria. Se la vittoria è superba, incomparabile, se la gioia fa piangere di commozione, per gli irredenti, che avevano seguito, con animo trepidante e sdegnoso, tutti i conati dell’arciduca Francesco Ferdinando e di Conrad von Hoetzendorf per aggredire e distruggere l’Italia, v’ha un motivo di anche più profondo compiacimento : la sconfitta austriaca del Piave, preludio del trionfo italiano di Vittorio Veneto, è una sconfitta strategica e tattica personale proprio del maresciallo odiatore frenetico degli italiani. La testimonianza ce ne è offerta dalla più alta e indubitabile autorità : l’arciduca ungherese Giuseppe, l’Asburgo che aveva saputo essere lealmente e completamente magiaro e che godeva di un immenso prestigio presso le truppe ungheresi, le quali si batterono sempre con superbo eroismo. Nelle sue memorie di guerra, questo Asburgo, così diverso dall’arciduca Francesco Ferdinando, così più vicino alla tradizione dinastica di Francesco Giuseppe, elevata di sensi, altamente compresa della missione storica della monarchia nel bacino danubiano, ma vivificata da un alto spirito militare, da eminenti capacità di condottiero e sopra tutto, dalla piena fedeltà alla causa di civiltà propria della Nazione magiara,