174 c trecento cittadini, idonei o no, disposti a sacrificarsi per il pubblico bene e ad accettare un posto di consigliere; nelle città maggiori la proporzione fra poltroncine da occupare e aspiranti ad occuparle era su per giù la stessa. E poiché la Massoneria reggeva le redini di quel movimento, di quella marcia trionfale alla conquista del parlamento e delle amministrazioni locali della penisola, mai il Grande Architetto dell’Universo aveva avuto tanta folla di devoti; i quali, inutile dirlo, s’infischiavano allegramente di lui e non lo conoscevano nemmeno per prossimo, nè per sentito dire, pure sperando nella sua misericordia.... (pag. 120). Intanto, senza che nelle logge lo si potesse avvertire sensibilmente, i Gran Poteri massonici dovevano affrontare nuovi compiti d’indole schiettamente politica. La Massoneria non aveva mai rinunciato alla sua opera irredentista; essa, che aveva ispirato e voluto il sorgere della Società Nazionale Dante Alighieri (per la verità vedere il capitolo seguente), essa che aveva sempre collaborato a mezzo dei suoi uomini migliori con la Croce Rossa Italiana, essa era pur sempre il centro degli irredentisti regnicoli e di quelli delle terre non ancora soggette (perchè mai «soggette» e non liberate? — Quanto all’essere centro d’irredentismo, la Massoneria si trovava nelle condizioni descritte nel capitolo precedente e in quelli seguenti). L’on. Giolitti accenna in una pagina delle sue « Memorie » che, credendo opportuno aiutare l’elemento italiano di Trieste in una elezione municipale, fece pervenire agli agitatori italiani triestini una somma, per il tramite del Gran Maestro della Massoneria, Ernesto Nathan. (La Massoneria si vantò sempre di aver aiutato essa le necessità elettorali del partito liberale a Trieste)... Mentre Je cure e le apprensioni delle supreme autorità massoniche si svolgevano in una occulta, assidua opera d’italianità, il popolo massonico viveva nelle Loggie una vita assurda, vuota, una vita di formalismi che si ripetevano meccanicamente senza che nessuno li capisse, o tentasse capirli. E lo spirito di fratellanza degenerava sovente in uno spirito di indulgenza che rasentava la complicità e tutti i piccoli interessi, tutte le meschine ambizioni, qualche piccola vendetta anche, cercavano e a volte trovavano