268 Parte I - Considerazioni di oggi. batterlo, ferendolo in quello che era il lato più sensibile del suo carattere : l’ambizione. Per vendicarsi egli si era rivoltato contro di loro, aizzando le masse ignoranti contro la plutocrazia ebraica e movendo con esse alla conquista del Comune. Eletto per tre volte di seguito borgomastro, gli fu negata ciascuna volta la necessaria sanzione sovrana, finché Francesco Giuseppe, per consiglio del nunzio apostolico monsignor Agliardi e più ancora forse per porre un argine al movimento pangermanista del «Los von Rom», si rassegnò a sanzionare quella nomina. Il «Los von Rom», che vuol dire «via da Roma», era sorto in segno di protesta contro la politica slavofila del ministro Badeni, la quale fu l’ultimo tentativo infruttuoso dell’Austria di emanciparsi dall’umiliante tutela della Germania, e tendeva a indurre le popolazioni tedesche della monarchia a staccarsi dalla Chiesa romana e a passare al luteranesimo per esercitare così indirettamente una pressione sulla dinastia. L’agitazione era soccorsa da Berlino e questa circostanza bastò a convincere Francesco Giuseppe a non voler tendere troppo l’arco e a cedere licenziando Badeni; ma nello stesso tempo l’imperatore pensò che non conveniva in quella situazione osteggiare un movimento che aveva per divisa la resurrezione della vecchia Austria di Ra-detzky, lasciando libero il campo all’irredentismo tedesco, tanto più pericoloso, inquantochè era spalleggiato dall’opinione pubblica e segretamente anche dagli stessi circoli dirigenti della Germania, e tanto più impressionante, inquantochè non tralasciava nelle sue manifestazioni di far sfoggio dei ritratti di Bismarck, di Moltke e degli altri fattori dell’unità germanica e soprattutto di tenere un linguaggio estremamente bellicoso. Ricordo che nei primi tempi del mio soggiorno a Vienna un nostro intraprendente industriale era riuscito a vincere il concorso per la costruzione di una ferrovia in Galizia. Ma, siccome era italiano e aveva in animo di impiegare nella sua impresa alcune migliaia di nostri operai, non c’era verso di persuadere le autorità austriache ad affidargli l’esecuzione dei lavori. Dopo molte insistenze egli pensò di ricorrere aH’Ambasciata d’Italia, dove, sapendosi per esperienza che l’intervento dell’Ambascia-