128 Parte I - Considerazioni di oggi. II corife, aulico von Wohlfahrt inoltra al Ministro degli esteri conte Kalnoky, il 9 novembre 1882, una «considerazione politica sull’imminente esecuzione capitale di Oberdank », in cui è detto (cfr. Salata, op. cit., pag. 172). «Per quanto io sappia, egli non attende la grazia, nè l’ha richiesta : al contrario, il suo contegno dinanzi al tribunale sembra essere stato insolente e addirittura provocatorio, e poiché egli è in attesa dell’esecuzione, aspira quanto meno a circondarlo dell’aureola del martirio. Ma questa constatazione induce a chiedere se sia opportuno di compiere un atto che lo trasformerebbe — per ora ed anche per l’avvenire — in un martire politico... Il potere giudiziario, in ispecie quello militare, ignora considerazioni d'ordine politico. Il reggente la politica dello Stato muove da un altro punto di vista. Egli non può avere per divisa: «fiat justitia, pereat mundus». La sua massima è: salus rei publicae suprema lex estoy>. Il testamento lasciato da Guglielmo Obedank è la prova più alta e più bella del suo spirito di sacrificio, della sua volontà di immolarsi sull’altare della patria, non già dell’intenzione di offendere altri (‘). Perchè la sua decisione eroica potesse realizzarsi, perchè il suo sublime sacrificio potesse consumarsi, occorreva che egli sembrasse colpevole di un gravissimo reato. Tutte le deposizioni sue mirano, non a scagionarsi, ma ad aggravare la propria posizione, a rendere inevitabile la propria condanna. Il più efficace collaboratore della recondita mira di Oberdank fu il delatore che lo consegnò agli sgherri. Così si compì la volontà dell’Eroe. Come Gesù ebbe bisogno, per il suo sacrificio, del traditore, così Oberdank, per diventare il puro e splendente segnacolo dell’idea unitaria sull’ara della Patria, aveva bisogno del delatore che lo consegnasse al carnefice. La consapevole decisione di immolarsi fu e resta la grandezza del Martire. Ricordiamo, una volta ancora, il suo testamento: (1) Anche per Cesare Battisti, un eminente scrittore francese, il Bainville («Les dictateurs », Parigi, 1935, pag. 235) ha rilevato che gli austriaci probabilmente colmarono i suoi voti impiccandolo, perchè egli ne! martirio, avrà scorto una sicura promessa di vittoria.