390 Fakte I - Considerazioni di oggi. Tali furono schiettamente i nostri pensieri e i nostri sentimenti per Fiume nel 1915. S’intende che non potevano rimanere immutati nel 1919, quando, per circostanze, ed errori, che non sono argomento di questo volume, l’accordo di Londra non ebbe esecuzione per il litorale dalmata e per le isole e, quando, con mirabili rispondenze di patriottismo, si manifestò invincibile l’aspirazione dell’Italia verso Fiume e di Fiume verso l’Italia». Mentre, come ebbe a notare anche don Vercesi nel suo volume su L’Italia, il Vaticano e la guerra, non era possibile, a chi fosse vissuto negli imperi centrali, ingannarsi circa la inevitabilità della guerra così in dipendenza della dichiarata neutralità, come, e ancor maggiormente, in caso di concessioni per un non-intervento, il Ministro degli esteri Sonnino non sapeva totalmente staccarsi da una certa speranza di arrangiamento pacifico, com’è rivelato dal telegramma, di sapore piuttosto romanticoingenuo, inviato all’Ambasciatore d’Italia duca D’Avana per chiedere se non sarebbe stato possibile che Caterina Schrate, l’amica di Francesco Giuseppe, influisse sull’imperatore nel senso di farlo aderire alle proposte italiane. Se Sonnino non avesse avuto intenzioni positive — si chiede giustamente Mario Toscano (in II Patto di Londra, Bologna 1917, pag. 77) — avrebbe inviato quel telegramma? Certo, no. Lo stesso Erzberger deputato tedesco inviato dalla cancelleria germanica a Roma per collaborare con Biilow nel tentativo di mantenere l’Italia nella neutralità, e che ebbe perciò modo di seguire da vicino l’andamento dei negoziati italo-austriaci, in un memoriale diretto al proprio governo subito dopo che ebbe termine la sua missione, escluse nel modo più assoluto qualsiasi mala fede nell’atteggia- questo punto, con quanta tenacia e con quale insistenza la causa della liberazione di Fiume fosse sostenuta sino dallo scoppio della conflagrazione, oltre che da Attilio Tamaro, da Ruggero Fauro e dall’autore di questo libro, anche dallo appassionato fervore e dalla sicura competenza fiumana di Icilio Bacci, di Armando Hodnig - Odenico, del Dott. Burich, ecc., ecc. L’Odenigo, anzi, in opuscolo pubblicato dall’Athenaeum di Roma col titolo « Fiume Italiana » aveva nettamente impostato il problema stesso dell’esistenza dell’Austria-Ungheria, ossia della sua completa dissoluzione: «(pag. 87). La soluzione italiana della questione di Fiume è strettamente connessa al necessario smembramento della monarchia danubiana »-