118 Parte 1 - Considerazioni di oggi. corrispondenti di giornali italiani ed esteri e diede luogo a manifestazioni di entusiasmo nazionale veramente comunicative. Questo episodio fa ricordare il precedente viaggio di Gabriele D’Annunzio a Trieste e in Istria, organizzato da Teodoro Mayer e che costituisce un’alta di lui benemerenza patriottica. Nelle visite alla città, il Tamaro soleva usare alcune battute di notevolissima efficacia. Faceva osservare il grandioso Cantiere navale triestino San Marco, dove in una città italiana, e da maestranze italiane si costruivano potenti navi da guerra contro l’Italia. Indicava nel palazzo della luogotenenza la futura prefettura e la sua profezia doveva pienamente avverarsi. Egli sviluppava un ragionamento di sicura efficacia come impostazione generale del problema di Trieste, ma che allora sembrava un insostenibile paradosso : « Trieste non ha bisogno di appartenere all’Austria, ma l’Austria ha bisogno di Trieste. L’Austria ha bisogno di tenere in suo dominio questa città d’Italia, di cui alcune sue provincie sono commercialmente mancipie senza, possibilità di liberazione o di sostituzione. Poiché, però, Trieste è città d’Italia, tutto quanto l’Austria guadagna a Trieste è guadagnato a spese dell’Italia, è sottratto all’Italia che ha pieno diritto di aggiungere alla ricchezza nazionale la ricchezza di Trieste la quale, mentre dovrebbe esser sua, è sfruttata da un governo straniero ». Attilio Tamaro si recava dai direttori dei grandi giornali italiani e tanto chiedeva e tanto premeva finché si inducevano a mandare dei corrispondenti speciali a Trieste per studiarvi la situazione. Così vennero Luigi Barzini per il Corriere della Sera, Virginio Gayda per la Stampa, Orazio Pedrazzi per la Gazzetta del Popolo (*). Essi facevano capo, per attingere informazioni e impressioni alla redazione del Piccolo — dove Benco, Tamaro, Battara, Nordio, Marcuzzi (prezioso per la sua competenza fiumana e recentemente espulso da quella cit- (1) Una buona serie di coraggiosi articoli venne pubblicata nella « Gazzetta del Popolo » anche dall’allora studente e ora Ministro dei lavori pubblici, Cobolli-Gigli col pseudonimo di Giulio Italico.