Il dissolvimento della monarchia asburgica. 341 il marxismo credendo di salvarsi così dalle lotte nazionali. Il marxismo era antireligioso e sopratutto anticattolico. Per questo suo atteggiamento la dinastia raccolse una certa riconoscenza e parecchie simpatie nel campo dei socialisti internazionalisti, tanto che anzi il nuovo Parlamento del popolo ratificava tranquillamente e docilmente l'annessione della Bosnia-Erzegovina e il costo della mobilitazione relativa (circa mezzo miliardo di corone oro), mentre trent’anni prima il Parlamento dei privilegi aveva combattuto fieramente l’occupazione e negati i crediti militari. Ma questa acquiescenza dinastica verso il marxismo antireligioso e anticattolico doveva essere amaramente scontata più tardi in un accentuato processo di disgregazione parlamentare e sociale. Ben presto il Parlamento del suffragio universale cessò di essere in grado di funzionare. Le lotte nazionali si acuivano sempre di più e raggiungevano una asprezza ed una intensità mai viste prima. L’ostruzionismo diventava un’arma a cui frequentemente si faceva ricorso. La tensione con i boemi era acutissima. L’arciduca Francesco Ferdinando, questa permanente sciagura della monarchia, non dava requie ad alcuno. Voleva demolito subito il Gabinetto Beck, perchè non si era accordato con gli czechi. E tanto brigò, tanto minacciò che, contro il desiderio stesso del vecchio imperatore, fu fatto cadere. E fece nominare in sua vece il barone Bienerth, persona di sua fiducia. Francesco Giuseppe ormai era stanco e scoraggiato. Lo turbavano la crisi per l’annessione della Bosnia, le lotte in Boemia, l’atteggiamento dello Stato Maggiore e, sopra tutto, il contegno di Francesco Ferdinando. L’arrendevolezza senile di Francesco Giuseppe e la prepotente volontà di Francesco Ferdinando non riuscirono di gran vantaggio al Gabinetto Bienerth. «Esso — nota il Sieghart (op. cit., pag. 153) — non ebbe molti successi politici. Lo stesso vale per il suo successore conte Stììrgkh. L’amministrazione si trascinava avanti in virtù di decreti-legge, era rientrata in sè stessa come una lumaca nella sua casa ed assisteva impotente al rafforzarsi delle nazionalità. Sempre più evidente diventava l’influenza dell’Arciduca ereditario, il quale, riempito degli spiriti della sua magnificenza,