262 Paute I - Considerazioni di oggi. la seconda era una preoccupazione superflua, perchè sloveni* croati e czechi a Trieste erano tutti, compattamente, austriacanti. I rapporti fra irredentisti italiani e pangermanisti erano, invece, così fiduciosamente cordiali che spesso, sorridendo, ci si diceva : « Adesso bisogna demolire l’Austria per salvare le nostre esistenze nazionali, i territori minacciati dallo slavismo in Boemia e in Moravia, i territori minacciati dallo slavismo nella Venezia Giulia. Poi, al caso, demolita la monarchia, attaccheremo lite fra di noi. Ma andremo d’accordo!». E ci si stringeva fortemente la mano. Del resto, come è ricordato nella raccolta documentaria II diritto d’Italia su Trieste e l’Istria (Torino 1915, pag. 602), Ugo Sogliani, uno degli scrittori dell’Indipendente e del Piccolo, bandito dall’Austria e corrispondente di giornali italiani da Berlino, aveva, in uno scritto, ricordato come il signor di Bismarck, nel 1866, avrebbe voluto che precisamente per la via di Trieste le truppe italiane fossero marciate a congiungersi con le tedesche a Vienna. Anche più tardi, interrogato dal conte Menabrea sul come egli pensasse, il generale italiano ebbe da lui le più rassicuranti parole. Notava in proposito il Salata come nel ’66, non fosse stata la Prussia a contrariare acchè l’Italia ottenesse le Alpi Orientali, come risulta anche dalla risposta data dal Bismarck a Crispi (Cfr. Crispi: Questioni internazionali, pagg. 95-96). In un saggio analitico-storico sul patriottismo, un tedesco diventato italiano, Robert Michels, ricorda che nel 1857 Antonio Gazoletti scriveva nella «Rivista Contemporanea» (fase. XLI - 1857, pag. 15) che la Germania e l’Italia sono fatte per intendersi ed amarsi. Nelle guerre di liberazione contro l’Austria, i volontari italiani cantavano i versi di Niccolini : « Passate l’Alpi e tornerem fratelli». Nella commemorazione di Giacomo Venezian, pronunciata il 20 dicembre 1915, nella R. Università di Bologna, Salvatore Barzilai, allora Ministro nel Gabinetto nazionale di guerra, rammentò un episodio che, ricordato nel pieno infuriar della guerra. da un vecchio campione dell’irredentismo, onora ugualmente