156 Parte I - Considerazioni di oggi. tario dell’ordine ed esponente, anche attuale, di Orienti d'ogni genere. Sentiamo come si esprime a proposito dell’impresa di Ronchi la già citata apologia massonica italiana del Grande Oriente di Francia (pag. 52): « La Maçonnerie, les deux Maçonneries italiennes ont également contribué à tirer de ce geste révolutionnaire (« l’entreprise de Ronchi ») tout le bien qui pouvait en découler pour le pays et qui, d’ailleurs, n’était pas sans mélange ». — Quest’ultimo inciso è veramente rivelatore per lo stato d’animo costantemente anti-fiumano della Massoneria. Ma vediamo in che cosa sia consistito il contributo della massoneria alla libertà di Fiume : « une dépêche au F . ’ . George Fleming Moore, Souverain Grand Commandeur du Suprême Conseil de Washington, destinée à dissiper les préventions et à calmer les alarmes qu’avait suscitées aux Etats-Unis l’initiative de D’Annunzio ». Non contenta di aver esposto all’ammirazione dei contemporanei e dei posteri così nobile ed eroico sforzo, la apologia massonica lo commenta (pag. 53): « On ne saurait mieux travailler pour la cause nationale. Mais la Grande Loge poussa l’enthousiasme jusqu’à faire remettre à D’Annunzio, au Palais du Gouvernement provisoire de Fiume, le cordon de 33. du Rite Ecossais ancien et accepté, bien que cette marque d’honneur ne reposât sur aucune initiation rituelle ». D’Annunzio aveva liberato Fiume. La massoneria, accettando il fatto compiuto, cercava di annettersi D’Annunzio, onorando però sempre Tanche più alto e autentico dignitario suo, Francesco Saverio Nitti, avversatore irriducibile dell’unione di Fiume all’Italia. Ancora più spassosi sono i precedenti di questa annessione massonica di Gabriele D’Annunzio. In un numero speciale di « La Fionda » (del settembre 1920), dedicato alla marcia di Ronchi, l’ex Gran Maestro della Massoneria italiana Ettore Ferrari si « associa con entusiasmo all’omaggio che gli spiriti liberi rendono al Duce di Ronchi, agli eroici suoi compagni e alla cittadinanza di Fiume. Quanto grande e magnanima fu l’impresa,