374 Parte I - Contiti er azioni di oggi. molto felicemente ispirati, cooperano a questa iniziativa. Noi non potremmo dubitare che questi uomini eminenti,, che si applicano con intelletto così penetrante e tanta saggezza politica a procurare la pace al secolo agitato, non vogliano aprire alle nazioni questa via reale nell’osservanza santa e generale delle leggi della giustizia e della carità. In effetti, e per ciò stesso che la pace consiste nell’ordine, tenterebbe invano di instaurare la pace colui, il quale non si adoperasse con tutte le sue forze a stabilire ovunque il regno di queste virtù che sono il principio e il fondamento essenziale dell’ordine ». Secondo l’Evangelo, la Chiesa identifica il regno di Dio sulla terra col regno dello spirito di pace. « Il dissijxi gentes quae bella volunt, proclamava Pio XI nella sua allocuzione del Natale 1933, è la preghiera che noi non cessiamo di rivolger a Dio». E con ciò basta, per quanto concerne la insinuazione e gli addebiti sforziano-bolscevichi. Per ciò che riguarda specifica-mente l’attitudine della S. Sede rispetto ai due Imperi Centrali crediamo nulla possa meglio servire che i fatti registrati da uno scrittore non cattolico : il protestante principe Biilow. Narra il principe Bülow nelle sue memorie (Denkwürdigkeiten, vol. Ili, Berlin 1931, pag. 228) che, essendo venuto a Roma per la nota sua missione nel 1915, ebbe a rendere visita a Benedetto XV, il quale gli manifestò il suo grande desiderio di vedere la pace restaurata, e prosegue testualmente così: «Il Papa, il quale amava l’Italia, desiderava il compimento delle aspirazioni nazionali dell’Italia fino all’estremo limite compatibile con la sopravvivenza dellTmpero Asburgico (‘). Egli considerava anzi- (1) Non v’ha dubbio che la Monarchia degli Asburgo offriva dei punti di appoggio al mantenimento, più che alla diffusione del cattolicesimo, in terre insidiate dalla penetrazione ortodossa. Le osservazioni al riguardo di un dotto francese, se contengono qualche esagerazione, ritraggono tuttavia chiaramente le linee fondamentali della apparente coincidenza di interessi fra l’Austria-Ungheria e la Santa Sede. Ecco quanto scrive in proposito Maurice Pernot, professore all'Uni-versità di Parigi e membro dell’École française di Roma (nel suo libro: « Le Saint-Siège, l’Église catholique et la politique mondiale», Paris, 1924). (pag. 28) «Fra la Russia e l’Austria, la politica della Santa Sede non poteva punto esitare. In Ungheria come in Austria, in Transilvania come in Galizia e nella Bucovina, la duplice Monarchia difendeva la fede cattolica contro le imprese della ortodossia