408 Parte I - Considerazioni di oggi. costituire, nell’interesse altresì della Francia, e in collaborazione con la cattolica ed occidentale Polonia, il baluardo e la testa di ponte dell’occidente contro l’avanzante barbarie dell’est. Allora, soltanto, vi sarà in Europa la vera libertà : la riconciliazione fra la Germania e Fa Francia; la pace sul conti- nostro, che in quel cattolicesimo esprimiamo uno dei caratteri del nostro spirito nazionale », dice una verità che tutta la storia d’Italia conferma. Ed è anzi vero che fra tutti i caratteri essenziali del nostro genio, della nostra coscienza, quello è il più radicato e antico e proprio. Nè noi riusciamo a pensare uno solo fra gli italiani rappresentativi del genio, della coscienza nostra nel mondo che non sia cattolico... ». Circa l’avvenire d’Europa non aveva visto molto chiaramente Alfredo Oriani nella « Lotta politica in Italia », (Firenze, 1913, vol. III, pag. 371): « L’avvenire della politica e della storia europea —• egli aveva proclamato — è slavo. Le avanguardie slave vigilano giù nella Dalmazia, sono accampate nel cuore dell’Austria, gli eserciti russi hanno già corso vittoriosi tutta l’Europa da Parigi a Costantinopoli. L’impero degli czar ha l’estensione e le varietà di un mondo. Nella sua spaventosa unità governativa presenta la più salda compattezza attraverso le antitesi di tutte le forme della vita primitiva con la vita moderna; religione e politica si sono fuse da secoli nello czar, pontefice ed imperatore, che regna, governa, giudica, rivela al nome di Dio. La forza dell’impero è incalcolabile come l’autorità del suo governo: nessuna guerra può vincerlo, nessuna rivoluzione rovesciarlo». Il concetto slavo, della slavizzazione dell’ex-territorio della monarchia degli Asburgo, era quello che sempre ispirò, si potrebbe dire ossessionò, la politica estera francese. Anche il primo Ministro di Francia nella nuova Austria insistette nostalgicamente sul medesimo soggetto e nella medesima direzione. Cfr. AllizÈ: Ma mission a Vienne, Mars 1919 - Août 1920 (Paris, 1933, pag. 16): « Je voyais que pour la Monarchie Austro-Hongroise c’était l’effondrement, l’effondrement complet, total, irrémédiable, qui se préparait. Les alliés avaient laissé se constituer partout des comités nationaux slaves qui préparaient la résurrection des peuples endormis: Tchèques, Slovaques, Croates, Serbes de Dalmatie, de Bosnie et d’Hérzégovine. C’était parfait, car ce n’était que justice. Mais la diplomatie ne doit pas se borner à enregistrer les faits. Il faut qu’elle sache les prévoir, les redresser, les utiliser au mieux des intérêts dont elle a charge. Alors qu’il en était temps encore, aile aurait du diriger toutes ces aspirations vers la constitution d’un bloc destiné à fair contrepoids à l’Empire Allemand, ce qui n’eut pas été difficile puisque c’étaient des nationalités d’origine slave qui auraient eu la prépondérance dans une Autriche refondue et remaniée. Il fallait, en un mot, essayer de réaliser le programme que les Habsbourgs avaient plus ou moins entrevu après Sadowa, mais dont ils s’étaient détournés, victime de leur ignorance des besoins de l’Empire et de leur esprit rétrograde, des hésitations peu franches du Comte de Beust et surtout deux fois victimes d’une Allemagne qui leur avait fait entrevoir leur avenir du coté de l’Est pour mieux les dominer et les evincer, un jour, de l’Europe Centrale, comme elle les avait évincés de l’Allemagne ». Naturalmente gli austriaci, i tedeschi di coltura e di razza, non potevano e non possono condividere alcun programma slavizzante. Lo hanno detto e ripetuto, non solo i fautori della unione alla Germania, dell’Anschluss, ma anche i più strenui sostenitori dell’indipendenza austriaca, come mons. Seipel e Dollfuss. Vi è