Come si diventava irredentisti SI riche, Roma, 1915, pag. 175 e seg.). Per il periodo più recente ho, qui, dinanzi a me un grossissimo e grande volume, di oltre un migliaio di pagine, dattilografate, fitte, dense, compatte. Sono gli articoli pubblicati nelVIndipendente, a partire dal 1904, da Garibaldi Apollonio col titolo: Fatti notevoli di vita triestina dal 1877 ad oggi : una cronistoria fedele degli avvenimenti e delle vicende di carattere nazionale, che, ad essere riletta oggi, a oltre trent’anni di distanza dalla pubblicazione, impressiona non solo per la ininterrotta, ricchissima serie dei fatti — manifestazioni irredentistiche di ogni genere; continui conflitti fra Comune, Associazioni, enti cittadini diversi, da una parte, e, dall’altra, le autorità imperial-regie; sequela di proteste per riaffermare il diritto italiano; gragnuola di bombe e petardi, in genere innocui per le persone, ma rumorosi e significativi come espressione di ribellione contro lo Stato e i suoi organi, per le località o le occasioni dove e nelle quali erano fatti scoppiare, dinanzi agli uffici del Governo o della polizia, dinanzi alle sedi delle società austriacanti, scarse di aderenti ma vistose di apparenze grazie alle sovvenzioni i.-r., in occasione di parate militari o di celebrazioni ufficiali; distruzione di insegne, lapidi o monumenti ricordanti comunque l’Austria o la dinastia degli Absburgo ; diffusione di proclami irredentistici e di manifestini antidinastici; continua apparizione del tricolore italiano sugli edifici - simbolo della città, la torre di San Giusto, la torre del palazzo Civico; sequela di sequestri di giornali per articoli incriminabili dato il loro contenuto irredentista e anti-austriaco; scioglimento di società ecc. ecc., ma impressiona ancor più per la disinvolta, serena, impudente tranquillità con cui tutto questo po’ po’ di roba sediziosa, rivoluzionaria, irredentistica, anti-austriaca viene esposto, esibito, catalogato, gioiosamente, superbamente, sfrontatamente, pubblicamente, per esaltazione e propaganda, in pieno regime austriaco, in terra soggetta agli Asburgo, imperante Francesco Giuseppe. Non vi manca neppure il ricordo, e quale diffuso, diligente, accorata-mente entusiastico ricordo del sacrificio di Guglielmo Oberdan. Non è omesso neppure il commento, allora, pubblicato dallo