L’Austria e gli italiani. 563 eli metalli, di belle « toilettes ». Ovunque lo stesso garrulo cicaleccio dei pettegoli bonari, delle graziose pettegole, frammisto allo sbattacchìo delle sciabole militari sul selciato. A Vienna si è rifugiata tutta la vecchia Austria... La vecchia Austria — quella che dirige e quella che non discute — è tutta a Vienna. Vienna è il capo dell’impero, ma è anche la più grande città acefala di questo mondo. Il viennese brontola, si lagna sempre (cosi per abitudine), ma non è capace di una critica seria. La folla dei viennesi grandi e piccini intendo : dall’alto e al basso della scala sociale non interessano in realtà che i « valzer » molli, i luminosi «Nacht Caffées», il « Prater », le corse, i balli, il « Gansehaufel ». Il piacere, più che a Parigi, domina sovrano a Vienna. È ragione di vita; è legge di comportamento; è mezzo, è scopo. Tutte le altre cure ed anche la politica, si perdono nella gran nebbia delle cose tediose, inutili, moleste. Vienna si sintetizza nel sorriso delle donne, nella numerosa giocondità dei caffè, nelle polite guaine delle sciabole militari, ritmicamente accompagnanti le battute carezzevoli dei « walzer » che invitano... In Vienna imperiale, gioiosa e gioconda non ostante tutto, vivono i dirigenti le file della politica interna ed estera dello Stato. Dall’ambiente essi traggono quel tono di « viveur » che è proprio della politica austriaca: senza direttive, con atteggiamenti da conquistatore, con l’at-a dell’imprevisto favorevole, dell’avventura piacevole, del « deus ex machina », che tutto risolva nel migliore dei modi. A Vienna ci sono quelle cento famiglie, le quali — a detta di Hermann Bahr — reggon le sorti dell’impero. E se, nell’ambiente viennese, non s’accorgono del gran mutamento che avviene intorno ad esse o lo comprendono male; se a Vienna si è rifugiata tutta la vecchia Austria, a due passi da Vienna, in tutte le provincie c’è già l’Austria nuova, o meglio ci son tante anime nuove che nulla han di comune con la vecchia Austria, che non battono più all’unissono con l’anima della capitale. La più vecchia di queste anime provinciali indipendenti è l’italiana; l’ultima a sorgere dal secolare sonno è stata l’anima slovena; gli czechi, dacché son desti, hanno avuto tanta furia di ricuperar il tempo perduto, che in pochi decenni, hanno fatto passi da gigante sul cammino dell’ascesa nazionale; i croati guardano a Belgrado... La rinascita dell’anima slava in Austria-Ungheria è la più grave minaccia per l’attuale compagine austriaca. Essa può diventar da un momento all’altro la polveriera della monarchia. Le vittorie dei Serbi e dei Montenegrini hanno acceso una tale fiammata di desideri negli slavi dell’Austria-Ungheria, che diffìcilissimamente le pompe della politica austriaca interna, unitamente o in discordanza con quelle della 'politica estera sapranno o potranno spegnere.