Un imperatore, un arciduca e un maresciallo. 227 dei teatri e, di tanto in tanto, li frequentava per considerazioni di prestigio e di dovere. Da vecchio non lo faceva neppur più. Non aveva interesse per la musica... (pag. 232) La natura u-mana di Francesco Giuseppe era nobilitata dal suo spirito cavalleresco e dal suo portamento. Nell’insieme era una figura tragica di principe, una apparizione storica con molte contradizioni, ma un monarca di grande contenuto etico, che terrà il suo posto accanto i maggiori Capi di Stato del suo secolo, la Regina Vittoria e Guglielmo I. Ancor più che dalla sua importanza personale, egli era elevato dal simbolo di cui si era fatto espressione. Appariva ai contemporanei come la personificazione dell’unità statale, come un emblema di eternità. Egli rappresentava però qualche cosa di più che un prezioso ornamento dell’edificio statale. Dietro a lui c’era una grande idea: l’idea del-Vimperium. Una intuizione del sub-cosciente diceva ai popoli della monarchia che, disciolta l’antica comunanza difensiva ed economica, essi sarebbero caduti, vittime dei vicini. Quegli che meno se ne rendevano conto erano gli ungheresi, pur circondati dal mare fiammeggiante dell’odio degli slavi e dei rumeni.... (pagina 229) Francesco Giuseppe era pio, senza bigotteria. Nella amministrazione dello Stato non tollerava però ingerenze ecclesiastiche. Non aveva pregiudizi verso i non-cattolici. Era abituato ad essere benedetto da vescovi cattolici, pastori protestanti., rabbini ebrei, popi ortodossi e da mufti e imani maomettani : a tutti si avvicinava con la stessa serietà benevola e rispettosa. Anche in linea nazionale non aveva preferenze o antipatie. Egli si sentiva il principe tedesco di un impero abitato da molte nazioni, che dovevano essergli ugualmente care. Com’è ovvio, i tedeschi gli erano i più vicini. La loro fedeltà allo Stato era una premessa assoluta e non si sentiva di adoperarsi per procacciarsela. Specie dopo il 1870, egli era più severo con i tedeschi che con qualsiasi altra nazionalità per i movimenti irredentistici. Risentiva talvolta duramente la preminenza degli ungheresi, ma dopo il compromesso del 1867, l’aveva accettata rassegnatamente. Fra l’imperatore e i polacchi si erano sviluppati rapporti molto cordiali. Le relazioni con i croati si erano