252 Tarte I - Considerazioni di oggi. delle dimostrazioni, il deputato Colajanni, professore all’Università, repubblicano, irredentista, verbalmente violento, perciò pericoloso nonostante la rettitudine della vita e gli altri generosi sentimenti che lo rendevano popolare fra la gioventù. Delle dimostrazioni italiane si risentirono naturalmente a Vienna. Era aperta la sessione delle Delegazioni. Berchtold — bisogna riconoscerlo — rispose in tono freddo, non aspro, cercando rinviare e attenuare. Ma dovè dichiarare di avere iniziato conversazioni col Governo italiano intorno ai casi più gravi. Le rimostranze vennero infatti per mezzo di Merey a Roma e di Avarna a Vienna... ». Salandra destituì il Prefetto di Napoli e diramò una circolare telegrafica agli altri Prefetti circa la protezione dei consolati. E il Salandra commenta (op. cit., pag. 37): «Il Governo austriaco se ne accontentò, rinunziando ad ogni riparazione. Berchtold se ne fece un merito personale. Noi comprendemmo che in quel momento l’Austria, a cagione delle sempre più minacciose complicazioni balcaniche, aveva interesse a mantenere con noi rapporti, almeno apparenti, di amicizia. I casi di maggio non ebbero, per sè stessi, molta importanza; ma valgono come indizio del nostro stato d’animo; se dico nostro, intendo del Paese, del Governo e di me personalmente. Non mancò all’estero chi, da questo punto di vista, ne rilevasse l’importanza. Così un giornale tedesco, la National Zeitung scriveva : «Il popolo italiano odia l’Austria e non ha rinunziato a Trento e Trieste. Chi viaggia per la costa da Grado a Pola incontra una popolazione che non nasconde il suo amore per l’Italia. È insomma un’amicizia armata. La Triplice non si sfascerà per una bandiera bruciata; ma sono fiamme che illuminano certe pericolose crepe ». E alle Delegazioni — il super-parlamento comune austro-ungarico — un deputato sloveno rilevava la scarsa efficacia della Triplice di fronte alle tendenze del popolo italiano, che non si era rassegnato a rinunziare a Trento e al Litorale; e, domandandosi se l’Italia in tempi gravi agirà conformemente all’alleanza, conludeva: «A questa domanda non potranno dare una risposta nè l’on. Salandra, nè l’on. San Giuliano, nè alcun altro uomo di Stato italiano. La risposta sarà detta dalla Nazione