Lo sfacelo delle finanze austriache. 553 nubiano, i due scrittori austro-tedeschi si sono messi a cantare la robustezza, la solidità, la floridezza delle finanze austro-ungariche. «.Surtout, pas trop de zèle ». È un’esclamazione che gli incensatori non dovrebbero dimenticare mai, poiché effettivamente il troppo zelo finisce col nuocere a tutti : a chi ne é animato, come a chi vuol rendere dei servigi. Così, quando i due autori scorgono nel disordine finanziario degli ultimi anni in Austria-Vngheria, una ragione di compiacimento per l’avvenire « poiché Vincremento fortissimo delle spese rese necessaria la creazione di nuove imposte, che serviranno a liquidar le spese della guerra », dimenticano il fatto essenziale e fonda-mentale : che il disordine finanziario provocato dall’enorme incremento delle spese non fu controbilanciato da un corrispondente incremento di nuove entrate, che il disordine finanziario si tradusse in un moltiplicarsi impressionante del debito pubblico, che richiede un servizio di interessi sempre più oneroso. Certo, economie si potranno fare; certo, imposte vecchie si potranno inasprire; certo, nuovi balzelli si potranno introdurre. Ma la capacità contributiva dell’economia austriaca sarà in grado di fornire tutte le maggiori entrate richieste dall’enorme costo della guerra? E se, come non sembra improbabile, l’Austria uscirà dal conflitto ridotta nel suo territorio e quindi nella sua potenzialità economica, il fardello dei debiti non sarà esso troppo grave? Gli ultimi anni di pazzesco indebitamento fanno temere assai per l’avvenire della finanza austriaca e non possono esser considerati dall’osservatore sereno con lo stesso roseo ottimismo dei due patriotti austro-tedeschi. Lo spettro del passato s’erge minaccioso per le finanze austro-ungariche. Ed i ricordi devono render preoccupati gli osservatori sereni. Poi scoppiò la guerra: essa trovò la situazione finanziaria dello Stato in gravi imbarazzi. Unica via di uscita: la illimitata coniazione di carta moneta. A questa ricorsero, infatti, i governi di Vienna e di Budapest. E sospesero la pubblicazione dei bollettini sulle condizioni dell’istituto d’emissione per evitare i commenti. Tentarono pure l’emissione di un prestito di guerra, quasi forzoso, con l’imposizione ai Comuni, agli Enti, alle Società per azioni, alle Casse di risparmio, ai minorenni di sottoscriverlo. Il caso dei minorenni è particolarmente interessante. Le sostanze dei minorenni orfani vengono amministrate in Austria dai cosidetti giudizi pupillari. Ora il Bollettino delle ordinanze del ministero della Giustizia pubblicò una « istruzione per la destinazione di una parte delle rendite delle sostanze dei minori per scopi di previdenza per la guerra », che indicò ai giudici la via da seguire. Comunque, le pressioni, se inducono a sottoscrivere, non riescono invece a far pagare i sottoscrittori, che possono sempre dir di non avere liquidi i quattrini necessari. Perciò lo Stato Austro-Ungarico dovette fornire ai sottoscrittori, per mezzo della Banca di emis-