120 e tuazione di Trieste, ed afferma che l’Austria sarebbe stati» battuta sul piano costituzionale dal nazionalismo triestino. A un certo punto critica con vivacità l’art. 19 della costituzione che, creando il diritto di associazione e la libertà di stampa, aveva dato potenti armi all’opposizione antistatale. In un altro punto, a proposito della stampa, afferma: «Pur essendo riuscito alla Luogotenenza di sopprimere nel corso di un anno una decina di giornali locali, i quali fra le righe scrivevano di italianità, alto tradimento e, dispregio per le autorità, ecc., pure si trova di fronte alle medesime persone che nel 13 e nel 14 periodico continuano la loro opera». Contro la stampa il governo è impotente (die Regierung ist machtlos). E più innanzi: «Chi vuole la libertà, deve logicamente non voler tutto quanto le possa arrecare danno. Ma nulla la danneggia di più che il suo abuso. Purtroppo trovo che il Governo è troppo mite nei confronti di esso». «Il pieno sfruttamento del diritto di riunione ha portato anche le classi medie, la piccola gente, gli artigiani e gli operai nella rete della Società del Progresso (l’organizzazione politica italiana)... I>a conclusione di tutto è il mio profondo convincimento che il Governo è impotente sul proprio terreno legale ». In un precedente rapporto (Inforni. B. 1660/1868) del 1° settembre 1868, il Moehring aveva chiesto l’autorizzazione di proclamare lo stato d’assedio, affermando che senza di questo non poteva combattere efficacemente il partito italiano a Trieste. Sosteneva che la congiura triestina era più pericolosa di quella veneziana prima del 1866, «perchè le leggi a protezione delle persone, l’inviolabilità del domicilio, il segreto' epistolare, il porto franco, la libertà dei movimenti, ecc., ecc., favoriscono ogni sorta di complotti...». Dopo essersi chiesto in qual modo stroncare la vasta organizzazione e l’intensa attività dei patriotti triestini, conclude: «io non trovo altra risposta all’infuori di questa: la forza dello stato d’assedio. Il male è troppo profondo, è troppo radicato, per poter essere eliminato in modo diverso». L’intelligente governatore austriaco aveva posto il problema austrotriestino sulla vera base : il demoliberalismo della costituzione era fatale al regime austriaco.