Il clero e l’italianità. 299 e cinematografo; fu costruita una grande chiesa di proprietà dell’istituzione, e il numero degli allievi s’accrebbe fino a 450, tutti ragazzi dai 6 ai 16 anni. Insieme col Rubino fungevano nell’istituto gli ecclesiastici italiani: don Giuseppe Mazzetta, nato nel 1873 a San Quirino in Italia e ivi pertinente; don Carlo Bartolini, nato nel 1886 a Tagliazzo e ivi pertinente; don Ettore Leonardi, nato nel 1873 a Vo’ d’Avio presso Verona e ivi pertinente, e don Domenico Bollati, nato nel 1875 a Cantalupo presso Milano e ivi pertinente». « Coll’ingresso di don Rubino nell’istituto — continua il rapporto — prese vigore in esso la vita nazionale. Le rappresentazioni e le solennità che egli organizzava avevano pretto carattere italiano-regnicolo; nelle esercitazioni militari e ginnastiche, che egli sviluppò, dominavano i comandi presi dall’Eser-cito italiano. La Presidenza di Polizia si sentì piena di diffidenza per questa attività del Rubino e per la sua individualità. Egli fu vigilato, e risultò che praticava non soltanto con ragguardevoli personalità della vita cittadina, i cui sentimenti erano superiori a qualsiasi dubbio, ma anche con uomini di radicali tendenze nazionali; coi primi invero per mantenere fluente il rivolo delle oblazioni e per dissipare ogni diffidenza intorno alla sua persona, con gli altri per servire ai propri veri scopi. Poiché il Rubino, nel 1913 e nel 1914, aveva con frequenti viaggi in Italia accresciuto i sospetti intorno a sè, e poiché fu accertato che in tali viaggi egli aveva convegni con uomini politici italiani e s’abboccava ripetutamente con l’ex vice-console a Trieste, dott. Galli, nominato in parecchi rapporti, si prospettò alla Presidenza di Polizia l’allontanamento di lui dall’Austria. Il grande favore tuttavia che don Rubino godeva nelle sfere dirigenti della società — egli venne, a quanto riferirono i giornali, perfino ricevuto in udienza da Sua Maestà Imperiale e Reale Apostolica — impedì l’attuazione di questa misura. Poi, poco prima che scoppiasse la guerra con l’Italia, egli si affrettò a tornarsene di soppiatto in patria coi suoi fratelli dell’Ordine, cittadini italiani». E il rapporto conclude con una insinuazione veramente ignobile: «Se egli abbia preso con sè anche denaro, non potè