Difese italiane e Massoneria. 205 mente ed integralmente il segno di raccolta di tutti gli italiani soggetti al dominio straniero. Il programma pratico per le genti di queste terre, che non sapevano se in tempo prossimo o lontano si sarebbe risolta la loro situazione angosciosa, era quello di difendere la lingua e il costume italiano contro la snazionalizzazione, di preservare italiani all’Italia i paesi dove essa sarebbe venuta un giorno. Questo programma ebbe il suo organo nella Lega, e fu assolto da essa con sì meravigliosa efficacia da meritare che si tramandi alla storia. Mercè la Lega, gli irredenti divennero effettivamente un corpo solo, un’anima sola : l’adunazione di mezzi finanziari da parte di tutte le classi di cittadini, la moltiplicazione di scuole, di ricreatori e di asili italiani dove il Governo austriaco li negava e dove più incalzava minacciosa la pressione slava e tedesca, la salda coesione creata fra tutti gli irredenti al disopra d’ogni insidia di dissensi politici, il senso di vigilanza sui beni nazionali diffuso in tutti, gli scoraggiamenti superati, l’entusiasmo tenuto vìvo anche nei più remoti villaggi e castelli, questi furono i risultati che la causa italiana dovette alla Lega, quasi esclusivamente alla Lega. Essa fu un miracolo di organizzazione articolata còn sottile ingegno per ogni parte del paese, di equilibrato sviluppo, di avvedutezza amministrativa, di sagacia finanziaria, ed anche di sacrifìcio degli uomini all’idea. In ogni città, in ogni borgo, in ogni villaggio della Venezia Giulia e del Trentino, in molti della Dalmazia, il gruppo locale della Lega, con l’emulazione nelle raccolte di denaro, coi suoi congressi, con le sue feste, costituì il tronco sul quale verdeggiava sempre più rigogliosa la fede dei cittadini nell’Italia. Con commozione si ricordano gli uomini che in quei venticinque anni presiedettero all’opera divenuta tanto vasta, che avrebbe assorbito le fatiche di un vero e proprio ministero. I nomi dei trentini Carlo de Bertolini, Nicolò Taddei, del trentino fattosi triestino Antonio Attilio Cofler, dei triestini Giorgio Piccoli, Attilio Hortis, Ettore Daurant, dell’istriano Felice Bennati, dei dalmati Luigi Ziliotto, Ercolano Salvi, Vitaliano Brunelli, per tacere di tanti altri che potrebbero aggiungersi a questa aristocrazia dell’amor patrio. Dal 1900 in poi, la Lega riconosceva due uomini al suo vertice, che furono benemeriti fra tutti nella gloriosa storia dell’istituzione : Riccardo Pitteri e Antonio Tambosi. Furono quei due uomini generosi e magnanimi a sostenere con lena indefessa il peso del governo di un associazione che d’anno in anno ingrandiva, che si avvicinava alle cifre formidabili del 1914: quarantacinquemila associati, 76 scuole popolari, giardini d’infanzia e ricreatori da mantenere, 20 scuole serali per adulti, 60 biblioteche circolanti, 280 borse di studio da erogare, un patrimonio sociale di oltre un milione nella moneta d’allora. Quando lo scoppio della guerra fra l’Austria e l’Italia parve imminente e i giovani incominciarono a passare il confine, la