96 Parte I - Considerazioni di oggi. il 19 marzo) aveva scritto al Ministro degli Esteri a \ ienna (Cfr. Augusto SandonÀ: L’irredentismo nelle lotte politiche e nelle contese diplomatiche italo-austriache, Bologna): «L’idea irredentistica costituisce per noi un pericolo immanente, perchè questa idea è condivisa in Italia da tutti, compreso l’esercito. Solo non c’è in Italia uomo serio che ritenga questo il momento opportuno per agire, in vista anche delle nostre relazioni con la Germania. La realizzazione di tale idea è agli occhi degli italiani una questione di tempo, più o meno remota, sia a mezzo di una guerra, sia a mezzo di una pacifica transazione che sfrutti favorevoli congiunture politiche. Contro l’idea dell’Italia irredenta, che esiste e che esisterà ancora a lungo, non c’è, a mio modo di vedere, che un mezzo; e precisamente la nostra forza all’interno, una buona amministrazione, buone fortezze e valide alleanze». Il consiglio era buono, la difficoltà era di realizzarlo. Comunque, è curioso quanto più energiche sono diventate, da per tutto, anche nei paesi più democratici, le questure, nel trattamento profilattico o repressivo delle dimostrazioni e dei dimostranti. Ho qui dinanzi una serie di fotografie circa l’uso della forza in Francia, Inghilterra, Stati Uniti : potenti getti d’acqua fredda, schiaffi assestati con tavolette di gomma, colpi di salvagente, bastonate, gas lagrimogeni. Sotto l’Austria, i poliziotti dovevano battersi con i dimostranti a suon di pugni, e la loro superiorità difensiva e offensiva non era grande. Le sciabole erano più che altro di impiccio. Alle rivoltelle non si ricorreva che in momenti estremi. L’uso della truppa era rarissimo, proprio solo in casi eccezionali. Benito Mussolini, in un articolo su L’État contre le crime, pubblicato nella rivista parigina Le mois del dicembre 1932, ha scritto: «Uno Stato bene organizzato non può permettere che esistano dentro di esso delle forze distruttive, una tale situazione non implicherebbe soltanto l’esistenza di uno stato dentro lo stato, ma bensì la presenza di uno stato nemico, che comprometterebbe la integrità e l’autorità dello stato originale. Permettere di temporeggiare o di negoziare col crimine equivale ad autorizzarlo in una certa misura. Bisogna scegliere : o impedire