La guerra, l’intervento e la pace. 383 simpatie per la Francia datano da un pezzo e non le ho mai celate : e certo se avessi visto la possibilità di un’alleanza tra la Francia e l’Italia, io non sarei ora qui. Ma anche quando la direzione delle relazioni fra l’Italia e la Francia era in mano di uomini notoriamente amici alla Francia, come Cairoli e Cial-dini, non solo non fu possibile un’intesa fra i due Governi, ma ci fu lo schiaffo di Tunisi». L’Austria, grazie all’Alleanza, sviluppò la sua azione verso l’Oriente, come aveva indicato il Crispi, ma ripetutamente mancò alla condizione essenziale posta dal Crispi, come premessa per il successo : restare quella che era, non modificarsi, rispettare le grandi nazionalità. Le quali, per tradizione e civiltà erano, oltre la tedesca, la quale avrebbe dovuto conservare il comando, l’ungherese e l’italiana. La monarchia si rese colpevole di doti gravi verso tutte e tre, ma, sopratutto, incomparabilmente, verso l’italiana. La monarchia volle inoltre modificarsi, trasformandosi in una federazione di tre Stati, di cui uno slavo, ma conglobante anche gli italiani dell’Istria e della Dalmazia. La dinastia, per opera di Francesco Ferdinando, congiurava alla propria rovina. Grazie alla tranquillità dell’Alleanza, l’Austria aveva realizzato, nel 1908, l’annessione della Bosnia-Erzegovina. Ne erano conseguite la crisi dell’impero ottomano e l’impresa di Libia, che non toccavano diretti interessi austriaci, e la guerra balcanica, la quale invece gli interessi della monarchia investiva in pieno. Mentre la situazione, con le vittorie serbo-greco-bulgare, minacciava di diventare intollerabile per l’Austria-Unghe-ria, ecco che l’aggressione dei serbi e dei greci contro gli alleati più valorosi e generosi, i bulgari, spezza improvvisamente e inaspettatamente il blocco che sarebbe stato, senza dubbio, in senso ostile alPAustria-Ungheria. Ma della grande possibilità che le si offriva, la monarchia danubiana non seppe trarre il beneficio e i risultati che avrebbe dovuto cogliere. Anzi, il suo orientamento slavizzante si accentuò. L’arciduca ereditario divenne frenetico nella sua slavofilia. Secondo il noto storico austriaco Friedjung: (Cf. il suo molto interessante Zeitalter des Imperialismus, 1884-1914,