Il dissolvimento della monarchia asburgica. 347 Naturalmente, la monarchia, che stava sacrificando persino i tedeschi e i magiari nell’acquiescenza verso le conquiste slave, era ben disposta ad offrire ad esse, in primissimo luogo, senza titubanze, come offa propiziatrice, l’esistenza nazionale degli italiani a lei soggetti, tanto più che questi non tralasciavano occasione per dimostrare il loro attaccamento all’Italia. Lo riconoscono ormai numerosi scrittori austriaci, ma ancora una volta ci piace di riferire qui, pei la sua chiara e competente precisione, il giudizio del Sieghart (op. cit., pag. 341): «La affermazione politica degli jugoslavi costò all’Austria e ai tedeschi d’Austria le simpatie degli italiani. Durante la Triplice, parecchie volte tedeschi e italiani si erano sentiti alleati anche all’interno dell’Austria. Gli italiani, come classe borghese e possidente, in zone occupate dagli slavi, avevano da difendere interessi analoghi a quelli dei tedeschi di fronte ai medesimi slavi. Contro gli italiani erano gli jugoslavi a premere. Nonfuron i tedeschi d’Austria a rendere insopportabile la vita agli italiani nell’impero degli Asburgo. L’attacco croato e serbo sopraffece gli italiani in quasi tutta la Dalmazia — eecetto Zara — mentre essi l’avevano prima dominata lasciando di sè le traccie meravigliose dei monumenti tuttora esistenti. L’attacco sloveno tolse loro il comando esclusivo dell’Istria, di Gorizia e di Gradisca, minacciandoli nella loro stessa metropoli : Trieste. Di queste lotte si alimentò l’irredentismo. La ritirata dei tedeschi in un’Austria sempre più slava non poteva più proteggerli dall’invadenza slovena. Passare al Regno d’Italia era l’unica via di salvezza. Questa conseguenza in generale non sufficentemente apprezzata della marcia slava indusse l’intellettualità italiana ad aspirare al di là del confine. Essa aveva chiesto una università italiana a Trieste, e questa avrebbe potuto consolidare l’esistenza di un centro colturale all’interno della monarchia. I tedeschi d’Austria erano pronti a concederla in una città italiana, ma la preoccupazione di Francesco Giuseppe di vederla trasformata in un focolare di irredentismo, come pure l’opposizione degli slavi impedirono che avesse a sorgere a Trieste. Si cercò di trasferirla a Rovereto, Bolzano e Innsbruck, ma lassù la miopia nazionale