La guerra, l’intervento e la pace. 397 sentavano gli italiani irredenti in un Impero di cinquantadue milioni di abitanti, si avevano le maggiori probabilità che le trattative bene condotte finissero per portare all’accordo. Di più consideravo che l’Impero austro-ungarico, per la rivalità fra l’Austria e l’Ungheria, e sopra tutto perchè minato dalla ribellione delle nazionalità oppresse, slavi del sud e del nord, polacchi, czechi, sloveni, rumeni, croati ed italiani, che ne formavano la maggioranza, era fatalmente destinato a dissolversi, nel qual caso la parte italiana si sarebbe pacificamente unita all’Italia». Comunque, i negoziati si conclusero con la rottura e, attraverso i momenti agitati, ai quali è fatto cenno in altra parte di questo lavoro, l’intervento fu deciso ed attuato. Di fronte a esso, che segnava l’ultimo e più clamoroso errore politico della monarchia danubiana, il vecchio imperatore ebbe un momento di fierezza e sciorinò tutto l’atto di accusa che egli credeva necessario di elevare contro l’Italia, in un manifesto «ai suoi popoli». Eccolo, tradotto integralmente, perchè costituisce un documento fondamentale per l’ultimo risolutivo episodio dei rapporti fra la Casa d’Asburgo e la Dinastia Sabauda. Esso porta la data del 25 maggio 1915 : « Ai miei popoli. « II Re d’Italia ci ha dichiarato la guerra. Il Regno d’Italia ha commesso un tale spergiuro di fronte ai suoi alleati, che non ha esempio nella storia. Dopo un’alleanza durata più di trent’anni, grazie alla quale ha potuto estendere il suo dominio territoriale, ed elevarsi a limiti di floridezza non immaginabili, l’Italia ci ha abbandonato nel momento del pericolo ed è passata al nemico. Noi non abbiamo minacciato l’Italia, noi, non abbiamo intaccato in nessun modo il suo prestigio, non abbiamo neppur leso il suo onore, nè i suoi interessi; abbiamo sempre fedelmente mantenuto i nostri doveri di alleanza, e quando il Regno d’Italia si trovò in conflitto lo abbiamo difeso. Abbiamo fatto ancor di più. Quando l’Italia volse i suoi cupidi sguardi verso i nostri confini, noi per rispetto alle condizioni del Trattato e nell’intento di mantenere la pace, ci siamo decisi a grandi e dolorosi sacrifici, che toccavano profondamente il nostro cuore paterno. L’Italia