Contro le prepotenze slovene. Nel secondo volume della sua «Storia di Trieste» (Roma, 1924, Stock), Attilio Tamaro narra (pag. 571): «Per il Io maggio 1914 il comitato politico degli sloveni decise di organizzare un corteo dimostrativo: la città domandò che si proibisse; il Governo volle che si facesse. Quel dì fu tutto un tumulto. Le dimostrazioni si succedettero l’intero giorno. Il corteo di sloveni dovette essere protetto da quadruplice corona di guardie. Una banda musicale slovena, che poco dopo l’alba aveva osato attraversar la città, ebbe gli strumenti rotti sulle teste, sui denti e sulle spalle dei suoi componenti. Quanti slavi furono riconosciuti per la città furono bastonati, malmenati e feriti, alcuni gravemente. Non poco sangue corse in quell’occasione. Fu l’ultima manifestazione ». La breve notizia dello storico può essere allargata con le notizie della cronaca. Eccole: Già alle nove del mattino un gruppo di slavi, che scendeva da S. Giacomo e si dirigeva verso il Narodni Dom, intonava, all’altezza dei portici di Chiozza, gli inni slavi, elevando grida di «evviva Trieste slovena». Reazione immediata dei cittadini i quali sbandavano il piccolo corteo, fracassando gli strumenti musicali. Intervento delle guardie e primi arresti di cittadini. Gli sloveni quindi si raccoglievano a comizio nella loro casa nazionale. Finito il comizio si composero in corteo. Questo, scortato continuamente da guardie a cavallo, e da soldati, imboccò la via della Caserma, per attraversare poi il Corso. Naturalmente i cittadini reagirono alla provocazione ed alle grida oscene provenienti dal corteo; quindi tafferugli e bastonate in diversi punti della città. In una di queste colluttazioni si ebbe a deplorare il ferimento dello studente nautico Paolo Morterra, accoltellato da tino slavo. Il corteo degli slavi, sempre scortato dalle guardie, ed accolto ovunque da salve di fischi, e fatto oggetto di bersaglio, dopo aver attraversato gran parte della città, si diresse di nuovo al Narodni Dom dove, dopo una concione di uno dei loro capoccia e dopo avere inneggiato a Trieste slovena, si sciolse. Nel pomeriggio ripetizione del corteo slavo, ma questa volta per