388 Parte I - Considerazioni di oggi. ziatori. Contro queste suggestioni essi si difendevano pensando che, comunque, a guerra finita, gli imperi centrali, se vittoriosi, ci avrebbero ritolto le concessioni e più. Intuizione giusta confermata dalle espressioni contenute nelle lettere, pubblicate dopo la guerra, di Stefano Tisza, l’influente Presidente dei ministri ungherese. Scriveva il 10 marzo 1915 Conrad von Hoetzen-dorf: «Anche il conte Tisza, che mi ha scritto ieri, giustamente osserva che, se vinciamo la guerra, avremo la forza di imporre la revisione delle nostre promesse e di punire i fedifraghi». Tuttavia Sonnino e Salandra, dopo Pasqua, formulano delle proposte in buona fede: la cessione del Trentino, la costituzione di Trieste in Stato autonomo, confinante con l’Italia e porto franco, la cessione del Curzolari, la sovranità su Vallona, disinteressamento completo dell’Italia in Albania. Commenta il Salandra (pag. 120): «Facemmo noi in buona fede tali contro-proposte, oppure — secondo il sospetto manifestato da Jagow a Bollati — soltanto per tirare le cose in lungo e ultimare la nostra preparazione militare prima di entrare nella guerra già decisa? Dirò, come sempre, schiettamente: l’8 aprile 1915, quando Sonnino telegrafò ad Avarna le controproposte consegnate a Burian il 10, la guerra prossima non era ancora definitivamente decisa; bensì la ritenevamo probabilissima. Al lettore odierno le nostre richieste non parranno eccessive; parranno forse modeste e insufficenti. Allora molti italiani se ne sarebbero più che accontentati. Noi non speravamo che l’Austria accettasse o che la Germania la costringesse ad accettare. In realtà l’animo nostro non era esente da qualche perplessità. Non ce ne farà rimprovero chi pensi alle magnifiche speranze e all’enor-mità dello sforzo inevitabile e dei rischi per ridurle ad effetto. In quei giorni, con Sonnino, ci proponemmo il dubbio: e se l’Austria accettasse? Ricordo che dissi press’a poco così: Sarà giuocoforza per ora rinunziare alla guerra, ma rimanere in armi. Io lascerò il Governo. Mi nominerete Ministro plenipotenziario a Trieste e mi darete un decreto non datato, che mi autorizzi ad assumere la qualità di Regio Commissario. Poi vedremo. Frano reminiscenze degli anni migliori del Risorgimento. Difatti