Il panslavismo in azione. 585 dirlo, guarda con la massima simpatia l'aspirazione nostra, che aiuta con ogni mezzo. L'esercito serbo si sviluppa, esso si rafforzerà ancora di più nei prossimi anni. A ciò tendono le nostre nuove leggi militari. Quando disporremo di un esercito veramente degno della maggiore attenzione in Europa — continuò il mio interlocutore — patteggeremo nuove alleanze ed in primo luogo con l’Italia ». « L’irritazione contro i passi comuni austro-italiani, che sono sopratutto passi di « nemici intimi », si dileguerà rapidamente perchè il popolo serbo ama il popolo italiano, anche se attualmente vi sono degli antagonismi fra i rispettivi governi. Il popolo slaix> è politicamente semplicistico : sa che Re Vittorio è genero di Re Nicola e ne deduce l’alleanza italo-slava o per lo meno la cordiale simpatia italo-slava. Ciò che a noi serbi non va, è l’incertezza della politica estera italiana, che non ha un sicuro orientamento e non persegue con fermezza i suoi più importanti scopi. «Noi abbiamo una sola preoccupazione: l’Ungheria, questa nazione robusta, capace, attiva, questo paese che è veramente una nazione e non un conglomerato di genti diverse, ed ha diritto d’esistere e di avere uno sbocco al mare, imbarazza alquanto le mire serbe e le conturba. Ma anche qui la via degli accordi non è esclusa. Non dimentichi — concluse il mio interlocutore — che il secolo XX s’è annunciato come il risvegliatore del principio delle nazionalità! ». LA LOTTA NAZIONALE A TRIESTE E IL PANSLAVISMO. Colsi l’occasione per osservare : « Ebbene, proprio voi slavi che proclamate i sovrani diritti del principio delle nazionalità, vi lanciate alla snazionalizzazione di alcuni paesi. Guardate per esempio l’invasione slava a Trieste. Se volete che si creda alla vostra sincerità nazionale, dovreste dimostrare che voi pure ci credete ». « Perfettamente. Noi veri panslavisti consideriamo l’episodio della lotta nazionale a Trieste come provocato da un artificio assunto a sistema e come il risultato di ambizioni puramente locali di nessuna importanza internazionale. Noi riconosciamo l’italianità assoluta di Trieste, e conseguentemente si regolano le grandi linee del nostro programma politico nazionale. Gli sloveni, in passato, si sentivano antiserbi, per cui non v’era buon sangue fra noi e loro. Ora dopo la guerra, anch’essi sono divenuti serbofili, anzi, — ed è naturale — serbo-filissimi. È il progresso inevitabile della nazione. Anche prima noi sapevamo che questo si sarebbe dovuto verificare: la fede nostra nel panslavismo ce lo faceva sinceramente intendere. Ma sebbene i più