104 Parte I - Considerazioni di oggi. del giornale viennese servivano al Piccolo e ai giornali italiani in genere per dimostrare la comprensione, quasi sempre, e, spesso, la solidarietà della stampa tedesca dell’Austria. Per queste sue duplici funzioni il Wiberai, rese servigi veramente preziosi alla causa nazionale. L’attività politica degli irredentisti nel Regno aveva una risonanza piuttosto limitata nelle province irredente, sia perchè la censura vigilava sulle comunicazioni e impediva una larga diffusione del materiale di propaganda, sia perchè la natura della lotta politica entro i confini della monarchia degli Asburgo esigeva particolari accorgimenti e cautele formali che gli italiani liberi non sempre sapevano mantenere. Gli stessi irredenti dimoranti nel Regno finivano, per forza di cose, ad attenersi maggiormente al clima nazionale e a dimenticare le consuetudini e le necessità delle regioni soggette allo straniero. Gli angoli visuali erano diversi. Gli irredenti consideravano, sopra tutto, le condizioni della loro battaglia per l’italianità e riguardavano l’Italia come un’unica unità, che a loro importava sopra tutto come politica estera e come forza militare. Per gli irredenti irredentisti viventi nel Regno, oltre che l’ideale della liberazione delle proprie terre d’origine, interessava, in misura più o meno forte, anche la vita dei partiti. Avevano ragione entrambi, nei loro angoli visuali, gli irredenti al di dentro e gli irredentisti al di fuori degli iniqui confini, ma, come i figli di una stessa madre che il destino abbia disperso in paesi diversi, sentivano che una qualche differenza fra essi s’era venuta formando. Il compito degli irredenti e degli irredentisti nel Regno era, in primissima linea, la propaganda delle idealità unitarie presso gli italiani liberi. Il dovere precipuo degli irredenti nelle terre soggette era la difesa dell’italianità. In questo lavoro nessun accenno sarà fatto all’opera, pur altamente meritoria, dei fuorusciti irredenti, che contavano figure nobilissime, come ad esempio Giacomo Venezian e Salvatore Barzilai, il dotto che aveva trasformato la sua cattedra illustre in un pulpito di patriottismo purissimo ed il parlamentare democratico, la cui calda oratoria sapeva dare un fremito di passione persino alle aule di Monte-