Come si diventava irredentisti 69 venuto o è restato a Trieste per merito degli irredentisti del Regno. « Tutlo questo è ridicolo, è dannoso, è pericoloso. I governanti austriaci, gli slavi, Vimperatore, il governatore sono persone che sanno il fatto loro. Sono austriaci e slavi, hanno dinanzi degli italiani e li combattono. E' inutile che Di San Giuliano conversi, è inutile che Chiesa strilli, è inutile che gli studenti votino ordini del giorno. « L'Austria e gli slavi non si commuovono. Si possono spaventare o addirittura sconfiggere. Ma ¡ter tutto questo ci vuole un esercito forte e una marina perfetta. « Questo irredentismo platonico-parolaio, a base di « giustizia internazionale», di «principio di nazionalità» e simili, pareva a lui, come a noi, perfettamente ridicolo ed assurdo. Non era, per lui, il problema delle terre irredente un problema di giustizia o di umanitarismo internazionale, e nemmeno di liberazione locale; egli non lo vedeva da Trieste, ma da Roma. Era un problema strettamente italiano ed austriaco, nazionale per ITtalia, imperialistico per l’Austria, problema di necessità e di forza per l’una e per l’altra. Era tempo ormai di uscire dal troppo lungo bamboleggiamento. Francesco Giuseppe non poteva più essere il solito Orco della puerile favola demagogica, maciullante con ingorda voluttà gli irredenti a dozzine; era semplicemente l’imperatore di Austria, il sovrano dellTmpero di Austria, cui Trieste era indispensabile per la sua vita e per la sua respirazione marittima; & per questo non aveva alcuna ragione di regalarla allTtalia, aveva invece ragione di tenerla, e volerla tenere, e di volervi distruggere quel lievito di italianità che poteva mettere in pericolo il suo necessario possesso. Gli slavi erano un popolo crescente ed espansivo che premeva verso la costa e verso i centri di vita e di ricchezza, e tendeva a conquistarli ed a sostituirvisi all’elemento italiano. L’Italia doveva volere e conquistare Trieste con la forza insieme alle altre terre irredente, per integrare la sua unità nazionale, liberare la sua vita dalla minaccia orientale, dominare l’Adriatico, e muovere poi verso il suo grande avvenire. Era dunque una lotta di popolo