— anziché alimentarla — tenta spegnere la sacra fiamma che tutto investe il ricercatore sin da fargli spesso dimenticare che non sempre le forze fisiche possono seguire gli aneliti del suo spirito sempre maggiormente desideroso di dissetarsi alla coppa del sapere. Ma quando le laboriose ricerche cominciano a dare fruttiferi risultati, a rivelare un impreveduto stadio della vita di un popolo, e, sia pur attraverso un umile coccio, a mostrare la sua fase di cultura; ma quando i corpi dei defunti dissotterrati possono essere riportati nel quadro etnico in cui vissero or sono vari millenni; ma quando le ricerche penetrano nell’anima della storia, nell'intimo divenire delle genti, nella potenza di quella vita restata fino a quel momento misteriosa, allora non vi è più nulla di arido, le lacune si colmano, le ipotesi si trasformano in certezza, e la poesia — qual rosea luce d'aurora — riveste la realtà. Vera rigenerazione, ove era il freddo oblio spunta il soave fiore del ricordo; vera resurrezione, i campi sacri alla morte si popolano di anelanti imagini di vita; vera creazione, da ciò che era ritenuto un tenebroso nulla balza fuori una fresca esistenza. Ecco il miracolo de l’indagine archeologica! L. M. U. Da l'Acropoli di Butrinto ne ¡'estate del 1928 ♦ IO ♦