Palermo, a Butrinto, e raccoglie una larga messe di documenti antichi che ora sarebbero inesorabilmente perduti se non fossero stati trascritti nei suoi appunti di viaggio. Si può quindi affermare, con giustificato orgoglio nazionale, che le ricerche archeologiche in Albania sorgono per opera di studiosi italiani, e ciò fin dai primi tempi in cui questi destano nel mondo il sacro culto per l'antichità. Una origine così nobile non poteva non avere dei fervidi seguaci, e i secoli successivi videro spesse volte gli Italiani attraversare il breve Adriatico ad esplorarne l’altra sponda, mossi come erano dalla tradizione letteraria che delle due rive dell’Amarissimo ne fa quasi una sola. hanno ridato valore ai fattori morali, l’attenzione dei nostri studiosi si è rivolta anche all’Albania. Toccò a me l’onore di occuparmi dei problemi archeologici dell’altra sponda; e, modesto epigono di sì gloriosa tradizione tutta italiana, nel 1924 rifeci il cammino che cinque secoli or sono aveva tracciato in Albania il pioniere dell’archeologia. Mi proposi, come obbiettivi principali, di ricercare le remote antichità preistoriche delle quali non si aveva Il viaggio compiuto nel 1924. Vinta la guerra nazionale, tornata l’Italia alle opere della pace, per impulso di quelle nuove e saggie direttive che ♦ 14 ♦