— 20 — opere difettose per errori e di carta pessima per qualità. Da ricordare solo le edizioni in caratteri illirici e orientali della Tipografia poliglotta della Sacra Congregazione del « De propaganda fide » a Roma. Il primato passa ai Paesi Bassi colle elegantissime edizioni in piccolo formato degli Elzeviri. Nel Settecento si leva su tutti in Italia il Bodoni di Saluzzo, la cui madre discendeva dalla famiglia dei Giolito di Trino e che, chiamato a Parma dal ministro du Tillot, fu grande come fonditore di caratteri e come tipografo, e vero aristocratico della sua arte, tanto da essere chiamato il tipografo dei re: i suoi modelli, insuperati per bellezza ed eleganza, hanno tutti carattere di classica e armoniosa semplicità, specialmente le lussuose edizioni dei testi greci, alcuni anche su carta azzurrina. Da notare in questo XVIII secolo sono le numerose tipografie legate a istituzioni religiose e il perfezionamento dei caratteri orientali, a cui contribuiscono i padri Mechitaristi, Armeni, che si stabilirono nell’ isoletta di San Lazzaro presso Venezia e che ancor oggi continuano la loro opera di propaganda e di cultura Armena. In Francia si segnalano i Didot, specialmente per le monumentali edizioni di testi classici a colonne, colla traduzione a fianco, e anche come diffusori, se non inventori, della stereotipia (stampa per mezzo di lamine metalliche con caratteri, in rilievo, sui quali dopo la composizione sono state fuse, quindi adatta per edizioni conformi senza bisogno della ricomposizione del testo). In America la tipografia fu introdotta da Beniamino Franklin e dai suoi allievi alla fine del Settecento. Nel secolo XIX notevoli tutti quegli opuscoli e anche libri diffondenti idee liberali e che non portano indicazione alcuna di luogo o di editore, ma stampati come si suol dire alla macchia aiutarono l’opera del nostro Risorgimento ; molti usciti anche fuori d’Italia e clandestinamente poi introdotti. A questo proposito