— 4 — prima separate, quindi riunite insieme in guisa da formare già quello che si disse poi libro. Oggi la parola « codice » è rimasta in senso paleografico o giuridico, cioè o significa antichi manoscritti o un corpo di leggi raccolto organicamente. La forma di codice precedette in Cina quella a rotolo, contemporaneamente in uso presso gli Egiziani, e vi si ricorse solo dopo la distruzione delle tavolette lignee, voluta da un imperatore per ragioni politiche. Anche la civiltà assira ci ha lasciato, monumenti importantissimi, molte tavolette d’argilla, ritrovate negli scavi di Nini ve presso la biblioteca di Assurbanipal, in scrittura cuneiforme, che hanno gettato viva luce sulla storia della Mesopotamia. I Greci poi e i Eomani usarono per le necessità giornaliere tavolette cerate, riservando il rotolo alla funzione di tramandare le opere letterarie. Si chiamavano dittici, trittici, polittici, con parola greca, da un verbo che significa piegare, secondo che erano di due, tre o più tavole: ci rimangono molti dittici consolari, libretti d’avorio cerati interiormente e con nelle facce scolpita l’immagine del console: libelli di contratto si son trovati a Pompei nella casa del banchiere Cecilio Secondo. La forma di codice per uso letterario sottentrò ben presto anche in Egitto a quella del rotolo, favorita dall’uso della pergamena più adatta del papiro : se ne hanno esempi fino dal III seco- lo d. C., ma dal Y in poi la forma di codice rimase quasi sola e a questo può aver contribuito, oltre la maggior comodità di lettura, anche il fatto che la pergamena era molto meno costosa del papiro. Gli scritti più antichi della Chiesa si presentano tutti sotto forma di codice. La pergamena cedette poi alla carta, che, inventata dai Cinesi, non si diffuse in Europa che verso il XIIo secolo: carta in origine denotava il foglio del papiro egiziano; è passata poi a significare documento scritto o