— 11 —■ determinati, o per sottoscrizione) la rendono di difficile lettura. Tali abbreviature si facevano e per economia di tempo e per economia di materia. A quest’ultimo scopo si usavano talvolta pergamene già scritte, lavando l’inchiostro, raschiando e tornando a scrivere, i così detti 'palinsesti (cioè di nuovo raschiati, riscritti): il più delle volte erano testi classici, di grande formato, su cui si scrivevano opere religiose e liturgiche: oggi è possibile leggere il testo abraso con reagenti chimici o meglio colla fotografia. Col sec. XV e col Rinascimento la gotica ha per antagonista la scrittura detta umanistica, che non è che la resurrezione di una carolina più adorna, scrittura che si riconnette così a quella romana. Accanto a questa forma letteraria continua la corsiva che dopo l’invenzione della stampa rimase di uso corrente per scrivere, diventando sempre più personale. Pino dai primordi del libro, rotolo o codice, si hanno vere e proprie illustrazioni nel senso moderno, cioè con ricerca sia pure ingenua e primitiva di aderenza al testo nel concetto e nell’espressione e senza alcuna intenzione di ornamento del libro stesso: intenzione che comincia solo nel sec. VI, col sorgere dell’arte medievale della miniatura. I « Libri dei Morti » egiziani erano riccamente illustrati, al disopra del testo, seguendo la lunghezza del papiro, a colori, quasi commento alle parole, perchè rappresentavano in generale il viaggio del morto nell’al di là e le sue successive tappe: esempio famoso il papiro del Museo Egiziano di Torino. Anche presso i Greci sembra che il rotolo sia stato illustrato, sebbene non ne rimangano che pochissimi esemplari, e solo di matematica e scienze: nei codici tanto greci che latini, si trova spesso riprodotto il ritratto dell’autore, e nei più famosi che ci rimangono appare comune il rapporto fra testo e illustrazione, sia questa a tutta pagina o parte di pagina, incorniciata o no, con figure isolate o