— 17 — pieno fervore e la loro arte si trasformò subito, creando opere di bellezza classica e adottando quel carattere romano che tolse alle pagine stampate la monotonia e la stanchezza nella lettura derivante dalle lettere troppo fitte e dal contrasto tra i tratti fini e grossi delle edizioni primitive tedesche in gotico. Corrado da Schwoin-heim presso Magonza e Arnoldo Pannartz da Praga, fermatisi nel monastero di Subiaco, presso Roma, prendendo esempio dalla scrittura carolina dei manoscritti esistenti nella biblioteca, stamparono nel 1465 in carattere rotondo « Lactantius : De divinis institutioni-bus », primo libro con data certa in Italia, seguito nel 1467 dall’opera di 8. Agostino: «De civitate Dei»: poi passarono a Roma, in casa dei principi Massimo. Qui riprodussero i capolavori della letteratura latina e subito dimostrarono un’attività prodigiosa, resa ancora più febbrile dalla gara con un altro tedesco Ulrico Hahn e colle successive (circa 36) tipografie che si stabilirono e prosperarono in Roma, aiutate dalla passione umanistica per la cultura e per gli antichi testi. Dopo Roma altre due città sono da ricordare come centri importantissimi di attività editoriale: Venezia e Firenze, in cui si cerca di perfezionare la nuova arte, di abbellire sempre più i libri, di superare gli altri non solo nel numero delle edizioni, ma soprattutto nella qualità e nella forma; tanto che in poco più di un quarto di secolo si raggiunge quella struttura del libro, completa e perfetta per testo ed illustrazione, che è rimasta anche ai nostri giorni. A Roma, lo Schweinheim incise in rame le belle carte geografiche che accompagnano l’edizione del Tolomeo e l’Hahn pubblicò nel 1467 le « Medita-tiones » del cardinale Torquemada (de Turrecremata), con trentuna incisioni in legno, le prime che adornano un libro italiano, riproducenti gli affreschi ormai scomparsi del chiostro della Minerva. A Venezia la concorrenza è più ardente per la grande 2. — Nofri, Libri e biblioteche.