— 15 — del Rinascimento, li imitarono a volte così da presso, che a prima vista certi incunabuli (così si chiamano i primi esemplari fino al 1500 dalla parola latina corrispondente: fasce, culla, e figuratamente origine) si scambierebbero quasi per manoscritti. A questo carattere di perfezione s’accompagna nei primi cultori una febbrilità di lavoro, un dinamismo così fervido di edizione e di stampa che risponde adeguatamente al movimento contemporaneo degli spiriti e della cultura ; onde par quasi impossibile, dato i mezzi tecnici di cui allora si disponeva, che sia uscito un numero così rilevante di opere in uno spazio tanto ristretto di tempo. Si potrebbero rintracciare i precedenti della tipografìa fino dall’antichità: in Egitto, in Grecia, in Roma, in cui si stampavano in rilievo lettere, cifre, leggende, marchi, e in Assiria dove s’incidevano nel legno pagine intere per riprodurle in incavo sulle placche di terracotta. E oltre queste pagine incise, di un sol pezzo, l’antichità non ignorava anche le lettere mobili, di osso o d’avorio, di cui si servivano le scuole romane per insegnare a leggere e che possedeva pure la Cina in caratteri di terracotta finissima e poi di metallo, precedendo anche in questo, come nella carta e nella polvere, le invenzioni dell’Occidente. Ma le vere origini della tipografìa vanno ricercate nelle carte da giuoco e più di tutto in quella stampa tabellare o tavole silografìche, cioè con incisioni in legno, che offriva figure di santi, con intorno leggende e versetti sacri. A poco a poco da una sola tavoletta si continuò l’opera in più tavolette, in cui figure e testo sono intimamente connessi e si ebbero così i primi libri silografìci: esempi di essi famosi la « Biblia pauperum », dove sono incisi i momenti principali della Redenzione umana e, di soggetto profano, i « Mirabilia urbis Romae », guida per i pellegrini nell’Urbe. Però è stato provato