— 29 — cioè la parola scritta sul m irgine inferiore dell’ultima pagina di un quaderno corrispondente alle prime parole del quaderno successivo: anche oggi si usa, per aiuto del tipografo, numerare i quaderni nella prima pagina, in fondo a destra o a sinistra. Poi si passò ai numeri, romani e quindi arabi, prima per carte (ogni due facciate), poi per pagine: oggi si riserva la numerazione romana per la prefazione e quella araba per il testo. Gli incunabuli conservano segnature e richiami e in fondo una tavola, detta registro, che in origine ripeteva i richiami, per uso del legatore, poi le lettere o segnature dei fogli, indicando se erano composti di due, tre, quattro carte, cioè duerni, terni o quaderni. Le dimensioni di larghezza e di altezza di un codice, colle loro reciproche proporzioni, costituiscono il formato, che anticamente fu quadrato, poi rettangolare: questo si suole indicare colle espressioni in-folio, in-l°, in-8°, in-16° ecc., che corrispondono o fingono corrispondere ad altrettante piegature o sezioni del foglio. Nelle antiche edizioni non è facile determinare il formato se non si osserva la posizione della filigrana e la direzione dei filoni: la marca in mezzo e filoni verticali, in-folio; la marca alla piegatura e i filoni orizzontali, in-4°; la marca in alto a sinistra e filoni verticali, in-8°; la marca a destra in basso e filoni orizzontali, in-16°. I formati sono considerati variamente secondo le varie nazioni. I tedeschi, per esempio, prendono il nome da quello usato dai legatori: i francesi dalla carta di varia dimensione (secondo la filigrana: corona, scudo, Gesù, aquila, ecc.). In Italia il formato è stabilito ufficialmente così: Oltre i cm. 38 = folio da 28 a 38 = 4° da 20 a 28 = 8° da 15 a 20 = 16° da 10 a 15 = 24° sotto i 10 = 32°