— 31 — in Inghilterra, per opera dei preraffaelifci, la silografia e l’incisione in rame: si deve ricordare il francese Gustavo Dorè per le sue figurazioni della Bibbia e di Dante, di Ariosto, di Don Chisciotte. Come valore artistico l’illustrazione del libro è andata decadendo via via che il libro diveniva sempre più economico ed era riprodotto a migliaia di esemplari, nonostante gli immensi progressi meccanici della tipografia: la fotoincisione (a tratti, a reticolato, a tricromia), la fotocalcografia, l’eliotipia, la calcografia rotativa (rotocalco) che riproducono con molta esattezza il modello originale e servono in maniera speciale per i libri di storia dell’arte. Però fino dal 1903 la rivista « Leonardo » di Firenze si fece promotrice di un indirizzo dell’illustrazione del libro a scopi estetici, per opera di tre veri artisti, Costetti, Spadini e specialmente De Carolis, che curò le edizioni dannunziane: ed oggi anche in Italia si continua questo progresso, inteso a rendere sempre più bello e più attraente il libro, commentandone il testo con figurazioni originali, specialmente il libro per fanciulli, su cui la figura colorata ha grande attrazione e può educare al gusto e alla comprensione. Fra le illustrazioni italiane più famose di questi ultimi anni si devono ricordare quella del Galizzi per i Vangeli, di Gustavino (Gustavo Bosso) per il Mevo e l’altra del Nattini per la Divina Commedia. Oggi la calcografia, nata dall’opera degli orafi fiorentini e che fiorì in varie scuole regionali, è quasi scomparsa, mentre trova ancora molto favore e si afferma come forma d’arte l’acquafòrte originale, non solo a sè, ma come tavola decorativa del libro: ed ha pure ceduto ai moderni procedimenti tecnici la litografìa (incisione su pietra) sorta alla fine del Settecento per opera di Senefelder in Germania, che ebbe grande applicazione fra noi nell’illustrare i giornali specialmente umoristici (il « Pasquino » di C. Teia a Torino).